Da quando è scoppiata l’emergenza della marea nera la BP, tra scarichi di responsabilità e peripezie legali, se l’è sempre cavata, pagando risarcimenti danni di qualche centinaia di milione di dollari che per una compagnia petrolifera rappresentano pochi spiccioli. Ora però la musica è cambiata. Ora che le indagini sono terminate e tutti i rilevamenti sono completi, finalmente le autorità giudiziarie americane hanno potuto emettere la sentenza definitiva: 4,5 miliardi di dollari.
Si tratta più di tre miliardi e mezzo di euro che la BP ha dovuto accettare senza riserve. Non è l’unica multa però. In questi due anni e mezzo trascorsi dall’incidente le varie multe pagate o da pagare dalla compagnia non è che vengono scalate da questi 4,5 miliardi. Semplicemente si vanno ad aggiungere a questa che è considerata la multa più salata della storia, raggiungendo cifre colossali. Per fare un confronto il precedente disastro peggiore della storia, quello della Exxon Valdez, era stato pagato nel 1989 con una una multa che oggi corrisponderebbe ad 1,8 miliardi di dollari.
A tutto ciò si aggiunge il capo d’imputazione per omicidio colposo per l’ex amministratore delegato della compagnia, Tony Hayward. Il tentativo di salvarsi la BP l’aveva fatto, affidando a dei periti farlocchi il compito di valutare i danni. La loro sentenza, che li avrebbe condannati a pagare meno di 400 milioni di dollari, era risultata ridicola agli occhi della Corte che ha deciso in tutt’altra maniera.
Nonostante tutto ciò ed il danno anche economico in quanto si persero in quegli 87 giorni milioni di barili di petrolio in mare, la BP non si è persa d’animo ed ha denunciato la Transocean, proprietaria della piattaforma Deepwater Horizon, come responsabile della sicurezza dell’impianto. Quindi se il disastro c’è stato, la colpa è sua, e per questo le ha chiesto un risarcimento danni da 40 miliardi di dollari. In un modo o nell’altro le compagnie petrolifere cercano sempre di cadere in piedi.
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