Quasi sentivamo la mancanza degli scandali alimentari. Dopo che per settimane il governo cinese ha marciato sui problemi europei, approfittandone per chiudere gli import e promuovere il cibo 100% cinese, ora anche loro hanno la loro bella gatta da pelare. Già un paio di settimane fa è stato lanciato l’allarme per il ritrovamento di alcuni maiali morti nel fiume Huangpu. Immediatamente il regime cinese ha minimizzato l’accaduto, parlando di un incidente che non avrebbe avuto conseguenze per la popolazione. Il problema è che la contaminazione è andata man mano aumentando.
Da poche centinaia di carcasse si è arrivati a 16 mila (dati ufficiali, quindi presumibilmente potrebbero essere di più), di cui circa 10 mila nel fiume Huangpu ed il resto nei fiumi che attraversano l’area di Jiaxing. L’esercito ha subito utilizzato i propri mezzi per effettuare una vera e propria “pesca al maiale” per cercare di ripulire l’area, ma ora i pericoli sono molti. Ma com’è stato possibile tutto ciò?
Stando alle prime analisi i maiali morti sono stati trovati positivi al circovirus suino, un virus che colpisce i maiali sotto stress e li fa deperire velocemente, rendendo la loro carne immangiabile. Anche se non ci sono pericoli diretti per gli esseri umani, le autorità nazionali hanno vietato ai produttori di carne suina di commercializzare questi prodotti se i loro maiali fossero trovati contaminati, e così gli allevatori, per evitare di spendere troppo per smaltire in maniera corretta il bestiame, hanno pensato bene di gettarli nel fiume. Esattamente la stessa cosa accaduta con la carne equina in Europa dove, per evitare di cremare i cavalli da corsa, si è preferito tritarli e metterli nelle polpette.
Ovviamente le autorità cinesi si sono subito prodigate per tranquillizzare la popolazione, affermando che l’acqua che raggiunge la foce di questi fiumi, ovvero Shanghai, una delle metropoli più affollate del pianeta, è sicura. Hanno però aggiunto di utilizzare l’acqua del rubinetto con cautela. Speriamo solo che questi maiali raccolti non vengano “riciclati” in qualche maniera pericolosa per la salute umana.
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