Cari amici di Ecologiae, vi abbiamo già anticipato i princìpi chiave su cui si basa la nuova dieta salva-pianeta messa a punto dal WWF International in collaborazione con il Rowett Institute of Nutrition and Health della University of Aberdeen. Più o meno gli stessi della doppia piramide alimentare del Barilla Center for Food & Nutrition: frutta e verdura alla base in grandi quantità e pochissima carne, volendo sintetizzare.
Oggi vediamo nello specifico qual è il menu settimanale proposto dai nutrizionisti eco-friendly. Ad un primo sguardo sembra piuttosto bilanciato e per chi ha ancora qualche chilo da perdere dopo gli eccessi alimentari delle festività natalizie capita al momento opportuno. Meno grassi, meno CO2. Linea e Terra ringraziano.
Come noterete dallo schema (per vederlo meglio scaricatelo in PDF), lo stesso piatto non viene mai riproposto due volte nel corso della settimana. Il lunedì, o comunque il primo giorno in cui iniziate la dieta, per la prima colazione si consigliano latte parzialmente scremato con cereali ricchi di fibre, accompagnati da toast integrali e marmellata; a pranzo legumi, il primo piatto suggerito nello specifico è una minestra di lenticchie, per secondo viene proposto un sandwich di scampi e maionese su pane nero; conclude la giornata una cena a base di pollo e riso al curry accompagnato da una fetta di pita.
Anche se questo modello alimentare è stato pensato per il Regno Unito, le linee guida sono applicabili in tutti i Paesi, occidentali e non. In linea di massima la dieta consiglia di mangiare più prodotti di stagione, acquistare frutta e verdura a produzione locale, consumare meno carne e preferire cibi semplici, non trasformati, per i quali occorrono meno risorse nel processo produttivo.
La Livewell Diet è animata da diversi fini, tutti ambiziosi quanto ammirevoli: ridurre lo sfruttamento delle risorse, necessarie in special modo per gli allevamenti animali e per i processi produttivi e di trasformazione dei cibi; diminuire l’impronta dell’alimentazione sul Pianeta; frenare le emissioni di CO2; ultimo, ma non certo in ordine di importanza, migliorare la salute pubblica, arginando la dilagante epidemia di obesità alla quale fa seguito un incremento dell’incidenza di diabete e malattie cardiovascolari.
[Foto2: Guardian]
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