La LIPU ha divulgato la nuova Lista rossa italiana degli uccelli nidificanti in Italia: in Italia sei specie a rischio imminente di estinzione, tra cui aquila bonelli, capovaccaio e grifone. A livello globale le specie a rischio sono il 13%.
La nuova lista rossa uccelli elaborata dalla LIPU-BirdLife Italia e dal Dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’Università La Sapienza di Roma riporta dati allarmanti: un terzo degli uccelli selvatici nidificanti sul territorio italiano è da considerare vulnerabile o a grave rischio di estinzione.
Sei specie animali in particolare versano in condizioni critiche: gipeto, capovaccaio, grifone, aquila di bonelli, forapaglie comune e bigia padovana. I volatili predatori e “spazzini” come i rapaci a seguito della persecuzione umana sono oggi tra le specie in maggior pericolo. Insieme agli Accipitriformi come aquile e avvoltoi (con il 56,5% di speci a rischio) particolarmente minacciati risultano gli Anseriformi come cigli e anatre, con il 55,6% di specie a rischio. La distruzione degli habitat naturali degli uccelli resta tra le principali cause di morte per gli uccelli sul suolo italiano come estero.
Il presidente LIPU Fulvio Mamone Capria ha dichiarato:
Dalla Lista rossa italiana emergono dati preoccupanti. In questo quadro, è necessario che i piani per la salvaguardia delle specie, da tempo predisposti dall’Ispra, trovino una piena e completa applicazione.
A livello mondiale su oltre diecimila specie valutate il 13% rientra nella categoria minacciata o a rischio estinzione. La continua deforestazione della Foresta Amazzonica incide pesantemente, ponendo a rischio estinzione 100 differenti specie di uccelli. Come ha sottolineato Leon Bennun, Direttore Scienza, Politica e Informazione di BirdLife International, in Sudamerica le stime desunte dalle rilevazioni potrebbero essere perfino troppo ottimistiche:
Abbiamo sottostimato in passato il rischio di estinzione che molte specie di uccelli dell’Amazzonia stanno fronteggiando. Tuttavia, dato il recente indebolimento delle leggi sulle foreste del Brasile, la situazione potrebbe essere persino peggiore di quanto previsto da studi recenti.
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