L’Ilva vince la durissima battaglia giudiziaria iniziata 5 mesi fa: i prodotti saranno dissequestrati dal Gip, la sentenza della Consulta risulta decisiva. Il valore dei beni semilavorati e lavorati posti sotto sequestro è pari a circa 800 milioni di euro.
L‘Ilva alla fine ha avuto la meglio sulla questione dei prodotti fini e semilavorati posti sotto sequestro, il Gip di Taranto ha da poco decretato il dissequestro dei prodotti dal peso di circa 1 milione e 700 mila tonnellate e dall’enorme valore, stimato attorno agli 800 milioni di euro.
Come molti ricorderanno, la legge Salva Ilva (o legge 231) è stata decretata non incostituzionale. Ciò ha cambiato radicalmente le carte in tavola a favore dell’azienda che possiede l’enorme impianto siderurgico di Taranto, e il Gip ha firmato di conseguenza il provvedimento volto al dissequestro beni finiti e semilavorati, che è attualmente in corso d’esecuzione da parte della guardia di finanza di Taranto.
Dopo che la Procura aveva reso di recente una minima parte dei prodotti, arriva quindi l’istanza per il dissequestro totale. Il braccio di ferro iniziato lo scorso 26 novembre (i beni era considerati provento di reato) si è concluso. L’incognita ancora pendente sui prodotti sequestrati era relativa alla normativa sulla commerciabilità dell’acciaio prodotto prima dell’approvazione della norma. Ora, con il via libera della Corte Costituzionale arrivato il 9 aprile 2013 tali questioni interpretative sono state sostanzialmente spazzate via.
Tutto bene quindi, per l’Ilva? Va tutto per il meglio? Diremmo proprio di no, difatti è da poco giunta dopo questa buona notizia per l’azienda la comunicazione ufficiale che nell’indagine “Ambiente Svenduto” relativa ai favori prestati all’azienda, il Presidente della Provincia di Taranto Giovanni Florido è stato arrestato, assieme all’ex dirigente dell’Ilva Girolamo Archinà e altre due persone in passato occupanti diversi ruoli politici all’interno della provincia. Insomma, la vicenda Ilva non si conclude certo qui.
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