L’Ilva continua la sua forte pressione nei confronti della magistratura: se non sopraggiunge uno sblocco della situazione ci si possono aspettare a breve dai 6 agli 8 mila cassintegrati.
L’Ilva continua a esercitare pressione sulla magistratura e sul governo richiedendo subito uno sblocco della situazione, “in pochi giorni”, altrimenti è possibile che un numero compreso tra 6 mila e 8 mila dipendenti diventino cassintegrati. Dopo l’arrivo di Clini ieri a Taranto per un meeting con i vertici dell’azienda l’Ilva riparte subito all’attacco: al centro della contesa ancora (anche se non solo) i beni finiti e semilavorati posti sotto sequestro dalla Procura di Taranto, che di recente ha rigettato la richiesta di dissequestro da parte dell’Ilva. E l’annuncio della possibile cassa integrazione di 8 mila dipendenti si accompagna a una dura schermaglia verbale che contrappone, ancora una volta, due parti che sostengono entrambe di voler vedere attuata la legge.
Da un lato l’Ilva (e il governo) vogliono vedere l’azienda riprendere completamente l’attività e senza intralci attraverso il rispetto di quanto stabilito dalla legge salva-Ilva (legge 231). Dall’altro la magistratura vuole vedere applicata la legge più in generale, continuando a portare avanti la battaglia per l’incostituzionalità della salva-Ilva decisa dal governo. È il concetto ribadito ieri dal Procuratore Generale di Lecce Giuseppe Vignola al termine dell’incontro avuto con Clini in prefettura:
Noi abbiamo il dovere di applicare la legge e mi pare che la stiamo applicando.
Nell’infuocata vicenda dell’Ilva una cosa è certa: sono sempre i cittadini le vittime, sia che si parteggi per la procura che per la ripresa senza intoppi dell’attività dell’azienda: da un lato ci sono i dipendenti dell’Ilva, 8 mila dei quali sono ora definiti a rischio cassa integrazione dall’azienda, dall’altro tutti coloro che a Taranto ci vivono (specie coloro che abitano nelle vicinanze dell’impianto) che temono di non vedere attuato quanto prescritto dall’Aia in materia di sostenibilità ambientale e sicurezza per la salute. Intanto la vicenda si scalda sempre più e, da un giorno all’altro, potrebbero giungere pessime notizie per i dipendenti dell’azienda.
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