Sapevamo già che la scuola italiana fosse disastrata. Mancano i gessetti, la carta igienica, i muri hanno i buchi e banchi e sedie sono mezzi rotti, ma la denuncia di Legambiente arrivata nei giorni scorsi fa davvero tremare: la metà delle scuole italiane non è agibile. Il problema, spiegano dall’associazione ambientalista, è che le nostre strutture sono rimaste ferme all’anno di costruzione, spesso risalente agli anni ’70-’80, se non prima ancora, e non prevedendo piani di ammodernamento e ristrutturazione, è normale che rischino di crollare da un momento all’altro.
Tra le mancanze denunciate ci sono la mancanza degli impianti antincendio (65%) e la necessità di azioni urgenti per la manutenzione (36%). A tutto ciò va aggiunto il fatto che un terzo delle scuole italiane si trova in zone a rischio sismico ed una su 10 a rischio idrogeologico, il che significa che se non verranno presi provvedimenti, gli episodi di scuole che crollano ad una scossa di terremoto (e a volte anche senza quella) avverranno sempre più di frequente.
Non tutto il lavoro fatto con la scuola però è da buttare. Bisogna ammettere che passi in avanti sono stati fatti nella bonifica dell’amianto, anche se è presente ancora in alcune strutture, e qualcosina è stata fatta anche sulla sostenibilità. La situazione più critica, non c’è da meravigliarsi, è al Sud, con il 42,93% delle scuole, e sulle isole (47,61%) non a norma, mentre al Nord sono “solo” (si fa per dire) il 28,97% e al Centro il 24,79%. Frutto di un diverso investimento dato che al Nord si spende per la manutenzione delle scuole mediamente il doppio che al Sud.
Trento, Piacenza, Verbania, Prato e Parma sono le città in cui ci sono le scuole migliori, strutturalmente parlando, mentre la situazione più critica si registra a Reggio Calabria, Catanzaro, Palermo, Crotone e Sassari. Solo Roma rimane fuori dalla classifica perché non ha fornito dati completi, ma temiamo di conoscere il perché di questa decisione.
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