La rivoluzione alimentare si farà con il riso

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Il problema del costo del cibo, che da un anno a questa parte sta peggiorando la situazione di milioni di persone in tutto il mondo, potrebbe essere risolto in maniera naturale. Si chiama “Rivoluzione del Cibo“, e si basa su un nuovo modo di coltivazione del riso.

Lo scienziato in questione è il professor Norman T. Uphoff, docente della Cornell University, che si è posto il problema di come risolvere la crisi alimentare globale, senza ricorrere all’ingegneria genetica.


Secondo lui la produzione del riso potrebbe raddoppiare se gli agricoltori dessero maggior spazio di crescita alle piante, senza inondarne i campi, perchè in quel modo si rischia che molte sementi vadano perdute, mentre le radici appena umide si rafforzano, e quindi anche la produzione finale ne potrebbe risentire.
Il metodo, chiamato SRI, o Sistema di Intensificazione del Riso, punta più sulla qualità della pianta che sulla quantità. Infatti una pianta che ha più spazio per crescere produce di più di due piante che crescono nello stesso spazio.

La tecnica del professor Uphoff è stata adottata già da un milione di agricoltori, ma sembra avere successo, fino ad attirare 10 milioni di produttori.

“Il mondo ha tantissimi problemi, ma se non riusciamo a risolvere il problema del fabbisogno alimentare, non potremmo mai risolvere gli altri. Questo è alla nostra portata”.

Queste le parole del Dr. Uphoff davanti ai suoi studenti. Può sembrare audace, di fronte alla portata della crisi alimentare, dovuta all’aumento fino a tre volte del prezzo del riso e del grano, alimento base per la metà del mondo, e che ha quindi portato a disordini nelle zone del terzo mondo. Ma intanto alla sua teoria si è interessata anche la Banca Mondiale, che ha proposto al professore di fare un DVD per diffonderla.

Nel Tamil Nadu, uno stato dell’India meridionale, il ministro dell’agricoltura Veerapandi Arumugan ha battezzato come rivoluzionario il sistema agricolo di Uphoff, grazie all’enorme quantità di acri su cui ha funzionato, mentre il ministro dell’agricoltura cambogiano, Sarun Chan, ha parlato di “oro bianco” per convincere i suoi agricoltori ad usare quella tecnica. E’ stata creata anche una rete globale, visitabile qui, dove i suoi sostenitori e i volontari tengono costantemente aggiornati i suoi successi, oltre alle nuove idee che vengono ad Uphoff.

Il lampo di genio venne al professore nel ’93, quando in un viaggio in Madagascar scoprì un sacerdote gesuita, Padre Henri, che aveva inventato questa tecnica di coltivazione, anche se ancora un pò rozza. Tornato in patria donò alla sua Università 15 milioni di dollari per la ricerca, e alla fine ottenne il risultato che oggi possiamo ammirare. Per convincere i ricercatori ad intraprendere lo studio, gli parlò di una produzione di 3 o 4 tonnellate di riso per ettaro, perchè se avesse rivelato le 15 tonnellate che sapeva di poter raggiungere, nessuno gli avrebbe dato retta e l’avrebbero preso per matto. Dopo 3 anni si erano già raggiunte le 8 tonnellate per ettaro. Questa sarà probabilmente la prossima frontiera del biologico al 100%, anche perchè funziona senza prodotti chimici, che potrebbero limitarne l’efficacia. Le ultime notizie danno un incremento della produzione del riso in Mali, vicino al Sahara, del 34% con questa tecnica, circa un terzo in più rispetto a prima, mentre in Laos la produzione è raddoppiata. Un buon inizio per risolvere uno dei problemi peggiori dell’umanità.

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