I recenti eventi accaduti in Calabria, in cui un’intera regione sta collassando su sè stessa, hanno riacceso il dibattito sullo stato idrogeologico in cui versano i comuni italiani. Le varie amministrazioni locali, da questo punto di vista, non hanno tanti compiti da svolgere, in quanto la tutela del territorio è insita nel proprio mandato. Teoricamente sarebbero soltanto due i provvedimenti da prendere: fare attività di pianificazione urbana, delocalizzando le aree a rischio ed adeguando quelle zone pericolose in maniera tale che non possano arrecare danno a nessuno; e pianificare un piano di emergenza, aggiornato e soprattutto conosciuto dalla popolazione, che serve ad evitare guai peggiori quando accadono disastri naturali.
Invece, come abbiamo potuto vedere in questi giorni, non solo in Calabria, ma anche in altre zone d’Italia, l’unica cosa che le autorità locali sono in grado di fare è chiedere l’aiuto della protezione civile dopo che il disastro è accaduto (senza far nulla per evitarlo) e poi piangere sulla spalla dello Stato, chiedendo lo stato di calamità naturale. Vista la situazione, Legambiente ha voluto fare un’indagine sui comuni italiani, e ha notato che ben il 70% di essi è a rischio di disastro idrogeologico.
Degli 8101 comuni d’Italia, secondo i calcoli di Legambiente ben 5581 rischiano danni ambientali suddivisi tra rischio di frana e di alluvione, o entrambi. Il dato impressionante è che, a causa dell’abusivismo edilizio e del disboscamento senza scrupoli, esistono alcune Regioni d’Italia, come proprio la Calabria, ma anche l’Umbria e la Val d’Aosta, in cui sono il 100% i comuni a rischio idrogeologico, seguiti dalle Marche (99%) ed anche dalla Toscana (98%). Un dato allarmante che ci deve fare interrogare su cosa stiamo facendo del nostro territorio.
Secondo sempre la stessa ricerca, le Regioni con meno rischi sono Sardegna e Puglia (rispettivamente con l’11 ed il 19%), ma hanno ugualmente percentuali di rischio che in altri Paesi risulterebbero tra le più alte, mentre numericamente la Regione con più comuni a rischio è il Piemonte, con 1046 piccoli e medi paesi con una pericolosa spada di Damocle sulla testa. Consapevoli del rischio molti comuni hanno preso le dovute precauzioni. Per questo sono in tanti che hanno cominciato ad operare piani di emergenza e a prendere provvedimenti ambientali per controllare gli eventi naturali ma, secondo la tabella di Legambiente, questi ancora in minoranza, circa un terzo dei comuni totali. Sarebbe ora che i sindaci si diano da fare per evitare un’altra Calabria.
Fonte: [Legambiente]
Comuni Italiani 25 Novembre 2011 il 12:22 pm
Comuni d’Italia ! 🙂