Quando si parla di ambiente, non si può che fare riferimento all’ISPRA, ovvero all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale che qualche giorno fa svelato l’annuario relativo ai dati ambientali del territorio italiano.
Un’analisi tanto interessante quanto preoccupante, anche e sopratutto dopo ciò che è successo in Veneto, ma anche in tante altre zone della penisola italiana, storicamente colpite in modo sistematico come ad esempio Genova e la Liguria.
La ricerca dell’ISPRA ha evidenziato dei dati particolarmente gravi e lampanti: i cittadini che vivono con alle spalle un pericolo costante di poter subire da un momento all’altro un’alluvione oppure un’inondazione sono ben 8 milioni e 600 mila.
Solamente durante l’anno scorso sono stati 211 gli eventi importanti legati al dissesto idrogeologico che hanno portato alla morte di 14 persone. Non solo, visto che i dati raccolti da ISPRA sottolineano anche come sul “capo” di sette mila scuole ed oltre 28500 siti archeologici ci sia il forte pericolo di frane.
Ciò che emerge con maggiore evidenza da questa ricerca è il dato che si riferisce alla qualità dell’aria: infatti, nel 50% delle città che sono state oggetto di analisi la soglia giornaliera del PM10 è stata oltrepassata. La registrazione dei valori più alti è avvenuta nella zona padana e in diverse città del Italia centrale e meridionale, isole comprese.
Aumenta anche l’inquinamento atmosferico e i suoi effetti negativi sul clima
Importante anche la registrazione del l’incremento delle emissioni di IPA, nonché delle diossine, che derivano da attività industriali, nonché da impianti energetici, dall’impiego di solventi chimici oltre che dalla gestione dei rifiuti.
Il mancato rispetto del limite giornaliero del PM10 ha anche la pericolosa tendenza a contribuire ad un incremento dei cambiamenti climatici da qualche decennio a questa parte: ciò si riscontra anche dall’analisi della qualità delle acque di fiumi e laghi (confermato anche dal rapporto sulla presenza di pesticidi nelle acque italiane) , la cui situazione è parsa davvero molto preoccupante (è sufficiente pensare come più della metà dei fiumi e quasi i due-terzi dei laghi sono sotto la qualità definita “buona”).
Lo spropositato utilizzo del cemento sulle coste italiane continua a destare preoccupazioni, anche se ben undici delle quindici regioni costiere italiane sono riuscite a predisporre degli strumenti di organizzazione e tutela del litorale.
La ricerca dell’ISPRA ha coinvolto anche il trasporto di rifiuti radioattivi, la cui percentuale è aumentata molto dal 2013 in avanti: in questo senso, la realizzazione del deposito nazionale sarà una vera e propria manna del cielo.