Nonostante la politica continui ad affermare che il riscaldamento globale non esiste, ecco arrivare, come un fulmine a ciel sereno, la pubblicazione della relazione dell’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. I dati raccolti nell’anno 2009, elaborati e resi noti nei giorni scorsi fanno rabbrividire, e dimostrano non solo che il riscaldamento globale esiste eccome, ma anche che l’Italia è tra i Paesi industrializzati che ne sta pagando le maggiori conseguenze.
Il dato più preoccupante riguarda le Alpi, la zona che più di altre sta risentendo dell’aumento delle temperature in quanto ha più difficoltà ad adattarsi. Tutta la catena montuosa che delimita i confini del nostro Paese ha mostrato una diminuzione della quantità di ghiacciai di due terzi rispetto a 150 anni fa, mentre la parte solo italiana è del 40% inferiore rispetto al diciannovesimo secolo, cioè si è quasi dimezzata. Questo è facilmente visibile con una semplice osservazione, dato che i ghiacciai minori sono scomparsi e quelli maggiori si sono lentamente frammentati.
Ciò significa che c’è meno acqua, minor risorse da sfruttare per i cittadini che abitano in quelle zone, e si sa che se si perdono le risorse idriche montuose, tutto l’ambiente è destinato a collassare. Se si considera infatti che non sono solo le Alpi a perdere i ghiacciai, ma tutte le catene montuose del mondo, si capisce come, di questo passo, tra qualche decennio non potremo più recuperare acqua dolce dalle montagne, le maggiori riserve idriche del mondo.
Questo è dovuto principalmente all’aumento delle temperature, e l’Italia sta avvertendo tale mutamento più di tutti. Nel Nord Italia infatti si hanno maggiori giorni, rispetto al passato, con temperature estive, mentre al Sud la situazione è ben peggiore, dato che si nota l’alternanza molto rapida di giornate molto fredde, seguite all’improvviso da giorni con un caldo intenso. Ragionando con i freddi numeri, l’Ispra ci dice che dal 1961 al 2008 c’è stato un aumento del 12% dei giorni estivi, cioè delle giornate con temperature superiori ai 25 gradi, ed un aumento addirittura del 42% delle notti “tropicali”, cioè quelle notti con più di 20 gradi. A livello globale l’aumento delle temperature registrato nel 2009 è stato di 0,7 gradi maggiore rispetto alla media pre-industriale, mentre in Italia l’aumento registrato è molto più, 1,7 gradi, di cui 1,4 solo negli ultimi 50 anni.
E che dire della biodiversità. Il nostro Paese, che mette le esigenze ambientali sempre all’ultimo posto, ha visto negli ultimi anni la diminuzione del 50% di rondini e la scomparsa del 40% delle piante, del 15% dei mammiferi e del 66% dei rettili. Il motivo per cui questo accade è chiaro: non abbiamo preso alcun provvedimento per diminuire il nostro inquinamento e l’impatto sull’ambiente.
Dopo la ratifica del protocollo di Kyoto infatti, l’Italia ha effettivamente abbassato le sue emissioni dal 2005, ma ad un ritmo talmente lento che è servito a ben poco. Se poi consideriamo che il protocollo di Kyoto prevedeva “solo” la riduzione del 6,5% rispetto al livello del 1990 delle emissioni, e non siamo nemmeno riusciti ad avvicinarci a questo obiettivo, figuriamoci quello che potrà accadere con il nuovo obiettivo europeo del -20%. Un’impresa impossibile. Sarà per questo che il partito di maggioranza in Italia nega che tutti questi problemi esistano, così non dovrà far nulla per giustificare il mancato intervento ed il mancato raggiungimento degli obiettivi.
Fonte: [Ansa]
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