L’isola di rifiuti, la concentrazione di plastica oceanica denominata “Garbage Patch“, diventa stato federale e ispira artisti in tutto il mondo. L’Italia non farà eccezione, e dato il nuovo status come ogni altro stato anche il Garbage Patch potrà partecipare alla Biennale di Venezia con un proprio padiglione.
Il Garbage Patch, anche noto come Great Pacific Garbage Patche e come Pacific Trash Vortex è un gigantesco accumulo di spazzatura che galleggia sulla superficie dell’oceano, composto da vari detriti, perlopiù di materiale plastico. Sebbene non vi siano stime assolutamente precise in merito si parla di un’estensione compresa tra i 700 mila km quadrati e i 10 milioni di km quadrati. In ogni caso l’area coperta è senza dubbio enorme. Ora con un gesto molto significativo questa isola di rifiuti diviene uno stato federale: la ratifica è prevista il prossimo 11 aprile a Parigi, alla Maison de l’Unesco.
Un gesto simbolico che dà adito a molteplici interpretazioni e spunti di riflessione: da un lato è certamente un mezzo per attirare l’attenzione del mondo su questa incredibile isola della cui esistenza quasi tutti sono all’oscuro, ma è anche un modo per rimarcare la realtà dell’inquinamento, la concretezza del nostro insostenibile impatto ambientale sul pianeta. Certo è anche una scelta grottesca, ma non è forse grottesco dare vita con i nostri soli rifiuti plastici a un continente grande, come minimo, quanto la penisola iberica?
Gli artisti hanno raccolto lo spunto e ora il Garbage Patch, come gli altri stati, presenzierà alla Biennale di Venezia con un padiglione all’Università Ca’ Foscari, ed è già prevista un’installazione anche al Maxxi di Roma a settembre e una spedizione marittima. Incredibile ma vero, verrebbe da dire: ed è senz’altro una lettura non tanto superficiale dell’opera, volta a dare concretezza e a rendere visibile questo continente che, banché galleggiante e ben visibile, resta decisamente misconosciuto.
Photo credits | afoncubierta su Flickr