Le parole del commissario Ue sul clima Connie Hedegaard, in un primo momento, potrebbero essere accolte con orrore. Considerando che la Cina è il Paese che più inquina al mondo, sentir dire che gli italiani inquinano quanto i cinesi fa pensare che anche il nostro Paese inquina tantissimo. Ed invece sono positive. Il motivo è semplice. Saranno anche i più inquinanti al mondo, ma suddividendo la quantità di CO2 emessa per un miliardo e mezzo circa di persone, si calcola che le emissioni pro capite dei cinesi equivalgono a 6,8 tonnellate annue. Quanto quelle degli italiani, certo, ma di molto sotto la media europea che è di 8,1.
Se prese complessivamente quindi, le emissioni degli italiani sono di gran lunga inferiori a quelle cinesi che equivalgono a circa un quarto di quelle mondiali, ma anche di quelle americane che sono il 18%. E’ dunque un complimento quello che ci ha fatto la commissaria europea, di solito sempre molto critica con noi italiani, pochi giorni prima dell’inizio della conferenza dell’Onu di Durban del 28 novembre.
In occasione di quest’incontro, come quelli precedenti a Copenaghen e a Cancun, l’obiettivo rimane sempre lo stesso: trovare un modo per mantenere le emissioni basse in modo da fermare il riscaldamento globale. Un accordo molto difficile da raggiungere non solo perché la quantità di gas serra nell’atmosfera è talmente alta che già oggi stiamo assistendo ai primi effetti del cambiamento del clima, ma anche perché, secondo Greenpeace, le più grandi compagnie industriali e petrolifere, principali responsabili dell’inquinamento, stanno condizionando le scelte dei principali Paesi mondiali nelle politiche ambientali.
Se i Governi vogliono scongiurare le conseguenze irreversibili dei cambiamenti climatici, devono ascoltare i cittadini, prima ancora dei mercati, e agire nell’interesse della collettività. A Durban è giunto il momento di dar voce alla gente, non alle multinazionali dell’inquinamento
ha spiegato Salvatore Barbera, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. Un problema che si dimostra attuale nel nostro e negli altri Paesi, anche se Barbera si dice ottimista in quanto, non essendoci più il Ministro Prestigiacomo a rappresentare l’Italia, non ci sarà più questo spirito di “boicottaggio” nei confronti di un trattato, ma si spera che Clini, che per anni ha lavorato per il Protocollo di Kyoto ed altre iniziative volte a ridurre i gas serra nell’aria, dia una mano e non si riveli un ostacolo alle trattative.
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