Inquinamento industrie, UE multa l’Italia mentre Taranto marcia contro l’Ilva

di Redazione 1

Taranto, bambini e mamme hanno sfilato in corteo sabato scorso, in un disperato bisogno di ascolto sulla qualità della vita ed i rischi per la salute provocati dall’inquinamento dell’ILVA, lo stabilimento siderurgico o meglio il mostro che sfama e dà lavoro togliendo la vita e la possibilità di crescere agli abitanti delle aree limitrofe.

La marcia è stata organizzata dal Fondo Antidiossina, Onlus presieduta da Fabio Matacchiera. E’ lo stesso presidente dell’associazione a fornire alcuni numeri sull’impressionante arsenale inquinante delle industrie tarantine:

Nello stabilimento Ilva, la più grande acciaieria d’Europa, ci sono oltre 200 camini, e altre decine di fumaioli nella raffineria Eni, nella Cementir e nelle aziende limitrofe.

Gli abitanti del rione Tamburi, a pochi metri dall’Ilva, convivono con un rischio troppo alto. E’ inaccettabile.

Intanto, nei giorni scorsi, è arrivata la condanna dell’UE per l‘Italia proprio sul fronte dell’inquinamento industriale. La Corte europea di giustizia del Lussemburgo ha sanzionato il nostro Paese a causa della mancata applicazione della direttiva Ue Ippc, mirata alla prevenzione ed alla riduzione della comtaminazione ambientale operata dalle industrie.

Il termine per adeguarsi scadeva il 30 ottobre 2007 ma pensate un po’ in che stato siamo: il 14 aprile 2009 le autorità competenti non sapevano nemmeno quanti impianti ci fossero e quali attività venivano svolte dagli stessi sul territorio nazionale. Vergognoso. L’Italia non ha provveduto

al rilascio dell’autorizzazione integrale ambientale, finalizzato al conseguimento di un livello di protezione ambientale nel suo complesso. L’Italia, non avendo adottato le misure necessarie affinché le autorità competenti controllino, attraverso autorizzazioni rilasciate a norma della direttiva Ippc, ovvero mediante il riesame aggiornato delle prescrizioni, che gli impianti esistenti funzionino secondo i requisiti imposti dall’UE, è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza della direttiva Ippc.

Articoli correlati:

Industrie ed inquinamento: scopriamo i settori più sporchi

Mal’aria industriale, Taranto in cima alle città più inquinate dalle fabbriche

“Taranto la città malata”, dall’Ilva alle pecore contaminate da diossina

 

Commenti (1)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.