Inquinamento e salute, una relazione che si fa di ricerca in ricerca sempre più pericolosa. Lo abbiamo visto con Milano, città con i bambini tra i più cagionevoli della penisola per via dell’esposizione alla contaminazione ambientale, con un aumento di asma, rinite, eczema ed allergie a dir poco allarmante, dovuto sia all’aria che si respira all’esterno sia alla mal’aria indoor nelle scuole.
Ma i danni dell‘inquinamento, ahinoi, iniziano ben prima di muovere i primi passi, già nel grembo materno. Il feto, infatti, stando ad un recente studio, risentirebbe dell’aria inquinata che respira la madre. A dirlo sono i ricercatori dell’Institute of Cancer Research in Inghilterra, in una ricerca pubblicata dalla rivista Environmental Health Perspectives, e realizzata in collaborazione con il Columbia Center for Children’s Environmental Health (CCCEH).
Se la mamma è esposta a sostanze inquinanti prodotte dalla combustione incompleta di combustibili fossili ed altri materiali organici, i bambini potrebbero nascere con disturbi comportamentali. Alla nascita, su un campione di 215 bambini monitorati, è risultato che la presenza di livelli elevati di marker di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) nel cordone ombelicale era associata ad una probabilità più alta di sviluppare ansia, depressione e problemi di attenzione all’età di 5-7 anni.
La madre che inala durante la gravidanza questi inquinanti attraverso la placenta li trasferisce al feto e da lì si legano al DNA, lasciando un’impronta specifica. Spiega Frederica Perera, coordinatrice dello studio, che questi risultati sono potenzialmente preoccupanti dal momento che
i problemi di attenzione e di ansia e depressione possono influenzare i successivi risultati accademici nonché le relazioni tra pari.
Un’altra disastrosa conseguenza dell’inquinamento che si va ad aggiungere alla lunga lista di cancro, allergie, asma, ictus, infarto, obesità…
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[Fonte: Agi]
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