Inquinamento: emissioni di gas serra, tra cui CO2, metano, protossido di azoto e gas fluorurati, responsabili dei cambiamenti climatici. Questi gas sono rilasciati da molti tipi diversi di attività. Non solo la combustione di fossili (in particolar modo petrolio e carbone), ma anche dall’agricoltura, la deforestazione e alcuni processi industriali. Per questo non sempre è corretto affermare che per abbattere le emissioni bisogna ridurre solo l’inquinamento proveniente dalla combustione.
Le emissioni globali possono essere assegnate ad ogni attività umana in vari modi. Una delle analisi più precise è quella pubblicata dal World Resources Institute (WRI), organismo del Pannello sui Cambiamenti Climatici dell’Onu, il quale ha calcolato le emissioni mondiali totali a partire dal 2005, suddividendole per settori. Dopo il salto vediamo ogni settore quanto inquina.
Il settore energetico è sicuramente quello più inquinante, dato che da solo emette il 66,5% del totale delle emissioni di gas serra, suddivise come segue:
- Energia elettrica e calore (24,9%);
- Industria (14,7%);
- Trasporti (14,3%);
- Combustione di altri combustibili (8,6%);
- Fughe (4%)
Il restante 33,5% è suddiviso, nell’ordine, dalle emissioni provenienti dal settore agricolo (13,8%), la modificazione dell’uso del suolo, meglio nota come deforestazione (12,2%), i processi industriali (4,3%) e i rifiuti (3,2%). Se volessimo invece capire meglio ogni attività umana quanto emette, ecco che di seguito sono elencate le attività più inquinanti:
- Trasporto su strada (10,5%);
- Trasporto aereo (1,7%);
- Altri mezzi di trasporto (2,5%);
- Combustibili ed energia per gli edifici residenziali (10,2%);
- Combustibili ed energia per gli edifici commerciali (6,3%);
- Combustibili non allocati (3,8%);
- Produzione del ferro e dell’acciaio (4%);
- Produzione dell’alluminio e metalli non ferrosi (1,2%);
- Produzione di macchinari (1%);
- Cellulosa, carta e stampa (1,1%);
- Alimentare e tabacco (1%);
- Produzione di prodotti chimici (4,1%);
- Produzione di cemento (5,0%);
- Altre industrie (7,0%);
- Trasmissione e perdite nella distribuzione (2,2%);
- Estrazione del carbone (1,3%);
- Produzione di petrolio e gas (6,4%);
- Deforestazione (11,3%);
- Rimboschimento (-0,4%);
- Gestione del territorio (1,3%);
- Consumo energetico agricolo (1,4%);
- Terreni agricoli (5,2%);
- Bestiame e letame (5,4%);
- Coltivazione del riso (1,5%);
- Altre coltivazioni (1,7%);
- Discariche di rifiuti (1,7%);
- Acque reflue e altri rifiuti (1,5%).
Va sottolineato che c’è un piccolo margine di incertezza sul contributo preciso di alcune attività, soprattutto quelle che comprendono processi biologici come il cambiamento della destinazione dei terreni e l’agricoltura.
Un altro aspetto da notare è che i livelli di emissioni sono in continua evoluzione. Il totale delle emissioni globali è stato significativamente più elevato nel 2005, e anche i rapporti tra i settori sono cambiati. Ma per avere numeri globali precisi c’è bisogno di molto tempo, e quindi di solito c’è un ritardo di diversi anni prima che venganp pubblicate cifre attendibili.
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[Fonte: The Guardian]
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