Da tempo dedichiamo particolare attenzione al mondo dei biocarburanti, sui quali di certo non mancano mai le polemiche. In particolare è l’impatto che hanno sui cambiamenti del territorio ed il metodo di coltivazione che creano problemi in quanto queste tecniche possono incidere sulle emissioni di gas ad effetto serra. Oggi nel dibattito tra chi è pro e chi è contro, si inserisce una nuova ricerca pubblicata su Environmental Science and Technology che dimostra che in estremi casi la combustione di combustibili fossili negli aerei può essere meno inquinante dei biocarburanti. Secondo quanto segnala l’autore, James Hileman del MIT:
Non si può semplicemente dire se un biocarburante è buono o cattivo. Dipende da come viene prodotto e lavorato. In casi estremi il cambiamento della destinazione dei terreni potrebbe far sembrare i combustibili fossili più ecologici.
Hileman rileva che i combustibili fossili non sono comunque una scelta green, ma sono “il meno peggio” rispetto a quei casi di grave degenerazione del suolo. Un esempio su tutti può essere l’olio di palma che il team di ricerca ha preso in esame. Quando coltivato nella foresta pluviale di recente bonificata, piuttosto che su un terreno che è stato “ripulito” molto tempo fa, i biocarburanti coltivati nella zone nuove hanno emissioni 55 volte maggiori. A seconda delle condizioni di crescita, tali emissioni potrebbero essere in realtà 10 volte maggiori rispetto alle emissioni provenienti dalla combustione di una quantità equivalente di combustibili fossili.
Per questo motivo l’industria sta già cercando altre fonti di biocombustibili diverse dall’olio di palma. Vale la pena sottolineare che, mentre l’olio di palma coltivato in piantagioni delle foreste pluviali indonesiane e malesi è un problema ambientale molto serio, perché in più influisce anche sulla produzione di cibo, quando si parla di biocarburanti per l’aviazione, non sempre si parla di olio di palma.
Hileman osserva che una soluzione più sostenibile per i biocarburanti nell’aviazione riguarda le materie prime che in genere non sono associate alla deforestazione o altri importanti cambiamenti nell’utilizzo del territorio, come le alghe e la salicornia, una pianta costiera non commestibile, che poi sono proprio le fonti più utilizzate in campo aereo. Alcune compagnie hanno fatto test di volo con biocarburanti utilizzando miscele ottenute da alghe, jatropha, colza e camelina, e spesso le hanno considerate ben più efficienti rispetto ai combustibili derivati dal petrolio. Per questo la scienza continua ad insistere sull’utilizzo di biocarburanti provenienti da materie prime non commestibili a basso impatto, perché altrimenti, paradossalmente, sarebbe meglio tenerci il petrolio.
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[Fonte: Treehugger]
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