Qualche buontempone settimane fa diceva che l’innalzamento del livello dei mari sarebbe rallentato e che anzi, non ci sarebbe mai stato. Ovviamente dopo l’uragano Sandy tutti questi negazionisti sono scomparsi, ed oggi arriva una ricerca americana che conferma non solo l’esistenza di questo innalzamento, ma anche che è più rapida del previsto. A sostenerlo è Bill Hay, geologo dell’Università del Colorado, che per la sua analisi è partito da un vecchio rapporto dell’IPCC.
Nel 2007 l’organo delle Nazioni Unite spiegò che si prevedeva che entro il 2100 l’innalzamento del livello degli oceani sarebbe stato tra i 20 ed i 50 centimetri. Ma il fatto che questi livelli siano vicini al raggiungimento già oggi ha costretto gli scienziati a rivedere le previsioni, portandole a circa 1 metro entro la fine del secolo. I suoi dati non sono ovviamente campati in aria, ma provengono dal feedback rilasciato dal comportamento del ghiaccio artico, dalle calotte della Groenlandia che si stanno sciogliendo, dal tasso di umidità registrato e dall’estrazione delle acque sotterranee.
Vi risparmiamo tutti i passaggi più tecnici, ma per dirla con una metafora utilizzata dallo stesseo dr. Hay è come se ci fosse una pompa che trasporta acqua calda verso l’Artico. La conseguenza è che i ghiacciai dalla Groenlandia al Canada accelerano esponenzialmente il loro scioglimento, con il fenomeno già notato in passato che dimostra come si sciolga più ghiaccio di quello che si forma.
Inoltre Hay lancia l’allarme sulle attività umane. Secondo i calcoli degli scienziati durante l’ultimo scioglimento del periodo interglaciale il livello dei mari era salito di ben 10 metri. Secondo il mondo scientifico ciò è avvenuto in migliaia di anni, ma secondo Hay è probabile che ci sia voluto molto meno tempo, circa un paio di secoli, e senza “l’aiuto” delle emissioni umane. Quanto siano in grado di accelerare questo fenomeno le nostre attività non lo riesce a stimare nemmeno lui, ma la domanda resta inquietante. La certezza di questo fenomeno deriva dall’osservazione dei cosiddetti stati stabili della Terra, in cui non avvengono grossi cambiamenti. Ma sotto la spinta dell’attività umana questi stati possono mutare, avviando un processo che non termina fino al suo esaurimento naturale che noi non siamo ancora in grado di controllare.
[Fonte: Sciencedaily]
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