Le previsioni dell’IPCC? Troppo ottimistiche. Lo pensano due ricercatori dell’Università di Trento, Antonio Zecca e Luca Chiari, i quali hanno spiegato che i dati dell’organo dell’Onu sui cambiamenti climatici non ha tenuto conto di alcune variabili future, in particolare sull’introduzione di nuove tecnologie che emettono gas serra, piuttosto che nuove tecniche estrattive (ed in effetti basti vedere cosa si sono inventati con le sabbie bituminose per capire che non si possono prevedere con certezza tutte le emissioni umane).
Secondo i loro dati, le previsioni del panel sui cambiamenti climatici che calcola tra i 20 ed i 60 cm l’innalzamento del livello dei mari entro il 2100 è ottimistico, mentre i dati più credibili andrebbero dagli 80 ai 95 cm. In pratica non solo Venezia, ma anche molte nazioni potrebbero sparire da qui a qualche decennio. La causa, come sempre, è attribuibile alle attività umane inquinanti. Proprio per questo non è detta l’ultima parola.
Queste previsioni infatti, sia per quanto riguarda l’IPCC che per i ricercatori trentini, calcolano gli scenari con un tasso di inquinamento futuro uguale a quello attuale, o addirittura superiore. Se però dovessimo tagliare le emissioni, tutto cambierebbe. E’ come un’auto che corre a folle velocità contro un muro. Se si inchioda magari si limitano i danni o si può evitare del tutto l’impatto.
Secondo Zecca e Chiari le “armi” a nostra disposizione sono due: la riduzione drastica dell’inquinamento e la preparazione. Le città costiere e le isole sanno benissimo a cosa vanno incontro, dunque meglio evitare di farsi trovare impreparati quando i livelli del mare aumenteranno. Pena dell’inattività: disastri di proporzioni incalcolabili in Florida, Maldive, Bangladesh, o per stare più vicini a noi, in Egitto, dove i ricercatori calcolano che 55 milioni di persone saranno costrette ad emigrare perché il mare gli avrà sottratto il terreno su cui vivono. In Italia invece a pagare lo scotto più caro saranno le Regioni adriatiche, con la Riviera Romagnola a forte rischio di essere sommersa dato che si calcola che con l’aumento medio di un grado delle temperature l’innalzamento del Mediterraneo potrebbe raddoppiarsi.
[Fonte: Repubblica]
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