Un incidente petrolifero nel Mare del Nord sta tenendo impegnati in questi giorni i tecnici della Shell, a lavoro per bloccare una perdita, non si sa di che consistenza ed entità, occorsa alla piattaforma Alpha Bennet. Dalla multinazionale confermano che una fuoriuscita c’è stata e che gli operai stanno cercando di contenere lo sversamento ma non danno ulteriori dettagli sulle dimensioni dell’incidente. Ci auguriamo che siano irrisorie, per quanto anche piccole perdite hanno il loro grande impatto sull’ecosistema marino e questo lo sappiamo bene purtroppo.
C’è chi grida ad una nuova marea nera e tutti ricorderemo la scarsa trasparenza della BP all’epoca del disastro che interessò la piattaforma Deepwater Horizon, con vittime tra gli stessi operai, danni all’economia balneare ed alla pesca di molti Stati dell’America del Centro-Nord, centinaia di pellicani, delfini, tartarughe morti incatramati, con scene ed immagini strazianti. Il portavoce della Shell, ad ogni modo, ha rassicurato sulla gestione dell’incidente:
Abbiamo arrestato in modo significativo la perdita e stiamo prendendo ulteriori provvedimenti per isolarla.
Uno dei pozzi del giacimento, a 112 miglia ad Est di Aberdeen, è stato chiuso ma l’azienda non ha reso noti i dati sulla produzione, se sia o meno calata a causa dell’incidente. Secondo Argo Media, dalla piattaforma Gannet sono stati prodotti circa 13.500 barili di petrolio tra gennaio ed aprile. La Shell possiede l’impianto in comproprietà con la ditta statunitense Exxon ma si occupa interamente della gestione. Le piattaforme Alpha, Bravo, Charlie and Delta erano state chiuse a gennaio per effettuare degli interventi di riparazione. Alpha e Bravo sono state riaperte nei giorni scorsi dopo sette mesi di stop, mentre le altre per ora sono ancora ferme.
Il leader dei Verdi britannici, Patrick Harvie, intervenuto sulla vicenda, ha sottolineato che, anche se è troppo presto per dire di che entità sia l’incidente, bisogna che la Shell agisca in fretta e con efficienza, mettendo al corrente le autorità sui progressi delle operazioni, cosa in cui la BP ha fallito, evidentemente, lo scorso anno.
Qualunque sia l’esito di questo incidente, ha proseguito Harvie, sottolinea certamente la necessità per l’industria petrolifera di rendere noti i piani di emergenza, come Greenpeace gli chiede da tempo. Se si rifiutano di farlo, i ministri dovrebbero agire per farne una condizione fondamentale per l’ottenimento delle licenze di estrazione.
[Fonte: Guardian]
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