Gli incentivi alle fonti rinnovabili individuano e rappresentano davvero un salasso per gli utenti finali dell’energia elettrica, oppure nel nostro Paese ci sono sconti ed agevolazioni decisamente più corpose? Ebbene, al riguardo nei giorni scorsi anche la Confartigianato sulle rinnovabili ha preso posizione, con il Presidente Giorgio Guerrini che ha invitato, proprio sulle cifre in gioco, a fare chiarezza.
Questo perché rispetto al totale delle risorse prelevate dalla bollette degli italiani con la cosiddetta componente A3, solo un quinto, pari a 826 milioni di euro, va a finanziare le rinnovabili. Il tutto a fronte di un settore come quello della green economy che sinora creato ben 150 mila nuovi posti di lavoro, ed ha fatto nascere ben 85 mila imprese. Ed invece, per altri settori, ha rimarcato il Presidente Guerrini, vengono concesse agevolazioni che sono da un lato ben più costose, ma dall’altro non generano sviluppo e, di conseguenza, neanche occupazione.
Quindi, se lo Stato vuole razionalizzare la spesa legata ad incentivazioni, sconti, bonus ed agevolazioni nel settore dell’energia, allora non dovrebbero essere colpite solo le rinnovabili, ma anche settori come quello aereo che sulle accise dei carburanti ottiene sconti annui per oltre 1,6 miliardi di euro. Complessivamente gli sconti d’imposta sono pari annualmente, sui carburanti e sull’energia elettrica, a ben 3,3 miliardi di euro che rappresentano minori incassi per lo Stato; ed il tutto a fronte, dichiara il Presidente Guerrini, di “niente sconti invece per le piccole e medie imprese che pagano per tutti“.
Rispetto alle grandi imprese, infatti, le PMI pagano per intero l’accisa sull’imposta erariale, nonché tutta l’addizionale provinciale sull’energia elettrica; il che comporta, in base alla stime fornite dall’Associazione degli artigiani, un aumento della pressione fiscale sul prezzo dell’energia pari a ben 16,4%. Insomma, nella giungla di incentivi ed agevolazioni, nel settore energetico, ci sono in Italia forti squilibri e forti disparità.