Presto spento l’inceneritore di Torino: la società che gestisce l’impianto del Gerbido, la Trm, ha ammesso i problemi con il termovalorizzatore e l’eccesso di emissioni inquinanti, oltre il tetto massimo consentito. L’impianto tuttavia tornerà nuovamente in funzione, continuando senza dubbio ad alimentare le grandi proteste dei cittadini per l’inquinamento, i danni alla salute e il pessimo odore.
L’inceneritore di Torino, ovvero il termovalorizzatore del Gerbido, sarà fermato ancora da febbraio: sono state superate le soglie massime consentite di emissioni nocive, ma per l’azienda è “normale” in un impianto in fase di avviamento. Che sia normale o no, di certo risulta allarmante per i cittadini, e certo è che nel giro di pochi mesi l’inceneritore di Torino ha segnato ben dieci stop per problemi ed eccesso di inquinamento.
I dirigenti della società Trm davanti a varie commissioni comunali hanno spiegato che lo stop del momento è dovuto a problemi di ciclo termico dell’impianto, a dei “trip di caldaia”. I problemi, come spiega il presidente Trm Bruno Torresin, sono stati dovuti quasi sempre a “malfunzionamenti causati dal superamento dei limiti nelle emissioni”. Inutile dire che i cittadini che vivono nelle vicinanze sono sempre più preoccupati dai danni che l’impianto può recare alla loro salute, senza contare i fumi e la puzza che abbassa notevolmente la qualità della vita.
I cittadini vorrebbero esser rappresentati in qualche modo nella vicenda, poter entrare a far parte del Comitato locale di controllo (del cui operato non sono particolarmente soddisfatti) composto perlopiù da figure istituzionali più o meno vicine al Partito Democratico, la forza politica che ha deciso la costruzione dell’inceneritore del Gerbido.
Tra le altre dichiarazioni, Trm ha fatto inoltre sapere che i fumi sono composti solo da vapore acqueo e che le cause della puzza “devono essere ricercate altrove”, dato che, a detta della società, non sono correlate all’impianto. Tesi che, come è facile immaginare, non è condivisa dai cittadini.
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