Google ha svelato la sua impronta di carbonio, rivelando un totale di emissioni di 1,5 tonnellate di carbonio all’anno. Il gigante di Mountain View inquina quanto le Nazioni Unite e poco più del Laos, Paese del Sud-Est asiatico. Il colosso non ha voluto specificare di quanto sia aumentato il suo fabbisogno energetico rispetto allo scorso anno pur affermando che c’è stato un aumento considerevole e che i dati, nell’ottica di una politica ambientale e di responsabilità sociale e d’impresa completamente trasparente, saranno presto resi pubblici nell’ambito del Carbon Disclosure Project. Ci sono da fare alcune considerazioni importanti e doverose. Innanzitutto è bene ricordare che Google è da sempre attento al suo impatto ambientale, con un impegno costante nella riduzione delle emissioni, dei consumi ed investimenti considerevoli in opere di compensazione e nelle energie rinnovabili.
Secondo fattore non trascurabile è che le emissioni sono aumentate a fronte però di un altrettanto cospicuo incremento degli utenti che usufruiscono dei servizi offerti dal motore di ricerca, un’offerta che a sua volta continua ad aumentare. Inoltre, secondo quanto afferma la stessa azienda, i suoi data center emettono il 50% di emissioni in meno rispetto alla media di altre compagnie del settore. Prendiamo Gmail, ad esempio, il popolare servizio di posta elettronica offerto da Google: per le imprese è fino all’80% meno inquinante dei servizi tradizionali, nel caso ad esempio dei server meno efficienti che sono costretti ad usare in alternativa.
Google sta investendo molto nel risparmio energetico ed inoltre acquista ogni anno una fetta sempre più larga di energia dalle fonti rinnovabili, siamo già ad un terzo del totale. Qualche tempo fa c’erano state delle polemiche sul fatto che ogni ricerca effettuata sul motore avesse un’impronta di carbonio di 7 grammi di CO2, la metà di quanto è necessario per far bollire l’acqua per una tazza di caffé. Google però non ci è stata a farsi attribuire anche responsabilità non sue, ad esempio il consumo energetico del computer dell’utente, affermando che ogni ricerca, per quanto riguarda la sua fetta di responsabilità, conta per 0,2 grammi di CO2.
Per quanto riguarda, nello specifico, le emissioni dei diversi servizi Google, YouTube ha un’impronta di 1 g di CO2 per ogni 10 minuti di visione e Gmail di 1,2 kg di CO2 all’anno per un utente medio. Il tipico utente di Google crea 1.46kg di CO2 all’anno usufruendo di diversi servizi, l’equivalente dell’acquisto di una bottiglia di vino importato. Pensate che per produrre e spedire un DVD si usa tanta energia quanta ne occorre per guardare YouTube senza sosta per tre giorni. Soddisfatti della trasparenza di Google sulle emissioni sono gli ambientalisti di Greenpeace che sperano sia d’esempio anche ad altre aziende, in primis Facebook che ricordiamo continua ad usare principalmente i fossili per alimentare i suoi data center.
[Fonte: Guardian]
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