Basta speculazioni sui campi agricoli per installare impianti fotovoltaici. Questo il patto conseguito tra ambientalisti, agricoltori, aziende che operano nell’agricoltura e università a seguito del convegno Solare, agricoltura e territorio: opportunità, tenutosi alcuni giorni fa nei padiglioni di ZeroEmission 2010, alla Fiera di Roma.
L’iniziativa è stata promossa dalla Fondazione Univerde, per non creare conflitti tra agricoltura ed energia pulita perché, come spiega Stefano Masini, responsabile ambientale della Coldiretti, altra sostenitrice della campagna di salvaguardia dei terreni agricoli,
Non basta installare molto ma installare bene. Accogliamo quindi con grande interesse la costituzione di questo tavolo perchè non vorremmo risolvere le questioni nei tribunali.
I sostenitori del fotovoltaico e dell’agricoltura si dicono favorevoli alla messa in opera di linee guida per definire ed individuare quelle aree marginali e senza valore naturalistico e produttivo su cui installare parchi fotovoltaici, senza occupare i campi fertili per la produzione di energia solare. Del resto in Italia ci sono circa 80.000 Km2 di superficie agricola non utilizzata e dunque disponibile per accogliere impianti fotovoltaici.La situazione è critica soprattutto nel Mezzogiorno e in Puglia, dove sono pervenute nell’ultimo anno richieste per 450 nuovi impianti fotovoltaici. Nel convegno alla Fiera di Roma è stato inoltre sottolineato che l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti delle aziende agricole per la produzione di 1.300 GWh ogni anno, sufficiente a coprire il fabbisogno energetico di 500.000 famiglie, occuperebbe una superficie totale di 3,4 Km2,pari allo 0,06% dell’intera superficie agricola disponibile. Dunque sì al fotovoltaico nelle campagna ma nel rispetto del paesaggio e delle colture. Le aziende che operano nelle rinnovabili sono concordi con gli ambientalisti e ricordano che il solare
rappresenta una diversificazione per terreni poco produttivi o incolti
afferma Andrea Fontana, amministratore delegato di Fotowatio Renawable Ventures Italia, mentre il direttore delle vendite della Yingli Green Energy Italia, Fabio Patti, propone una certificazione su base volontaria per l’uso dei terreni agricoli.
[Fonte: Ansa]
[Foto: afinidadelectrica; sferaenergia]
cosimo 14 Settembre 2010 il 10:42 am
il fotovoltaico per molti agricoltori è stata un’ancora di salvezza in un contesto dove capitali per inserirsi in piccole nicchie di qualità non ce ne sono e per i prodotti normali (ad esempio il grano) i prezzi sono crollati.
Molto bello pensare al paesaggio ma se credete che il paesaggio venga custodto da agricoltori che non hanno redditi vi sbagliate di grosso, continuate a fare convegni che poi ve ne accorgerete.
Un’ultima annotazione: smontare un impianto fotovoltaico dal terreno che danni lascia?
Paola Pagliaro 14 Settembre 2010 il 7:42 pm
questo è vero, ma qui non si parla tanto di tutelare il paesaggio, quanto di rispondere alle lamentele che sollevano gli stessi agricoltori, non tutti intendiamoci, relativamente alla disciplina dell’uso di terreni agricoli per impianti fotovoltaici.