La protesta a Taranto degli operai dell’Ilva è finita, ma non finiscono le polemiche. Secondo quanto dichiarato dal Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, per riportare la fabbrica ai livelli di emissioni entro i limiti stabiliti dall’UE ci vogliono almeno 4 anni. Ora la domanda è: cosa ne sarà di quelle migliaia di lavoratori in questi quattro anni?
Dopo il quadro fosco disegnato dalla Procura di Taranto che mostrava un’azienda super inquinante che ammazzava la gente, comincia a vedersi un po’ di luce in fondo al tunnel. Secondo il Ministro infatti, la situazione è meno preoccupante del previsto in quanto già da oltre 3 anni l’Ilva di Taranto ha cominciato ad adottare tecnologie più pulite e ad avvicinarsi ai parametri europei, riducendo di centinaia di volte le emissioni inquinanti. Tanto che, a suo dire, oggi l’Ilva sarebbe uno degli impianti siderurgici con meno emissioni nell’UE.
Su questo nutriamo forti dubbi, ma è chiaro che le parole del Ministro servono per tranquillizzare la popolazione e per fare in modo che si raggiunga un accordo il prima possibile perché non si possono lasciare per strada migliaia di famiglie. La strada potrebbe essere la riqualificazione degli impianti per farli andare incontro alle esigenze ambientali, e per questo obiettivo si è già sottoscritto un protocollo d’intesa tra Ministero dell’Ambiente, quello dello Sviluppo economico, gruppo Riva, Regione Puglia, Provincia e Comune di Taranto per interventi per un totale di 336 milioni di euro, quasi completamente pubblici.
L’obiettivo è di arrivare in tempi brevi ad una sinergia tra istituzioni e comitati di controllo che possano fare in modo che l’attività aziendale sia più pulita, garantendo gli stessi impieghi di oggi ed erogando anche servizi di prevenzione per la comunità. Questo accordo ha per ora calmato le acque ed ha permesso di eliminare i blocchi di ingresso alla città, ma secondo il Ministro Clini prima che tutto venga completato ci vorranno almeno 4 anni.
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