L’Ilva non si può chiudere, lo ha deciso il Governo. Con un decreto richiesto dal Presidente della Repubblica ed arrivato puntuale 48 ore dopo, l’impianto siderurgico dovrebbe (usiamo il condizionale per ora) riaprire i battenti pochi giorni dopo la chiusura imposta dalla magistratura. Non sono stati sufficienti né i dati ambientali e nemmeno la tromba d’aria di ieri per far cambiare idea al Governo a cui chiaramente sta più a cuore l’aspetto economico della vicenda che la salute dei tarantini.
L’Aia, l’Autorizzazione Integrata Ambientale, emessa dal Ministero dell’Ambiente, doveva servire a mantenere in attività l’azienda. Ed è proprio su questo che si punta per una battaglia contro la Procura di Taranto di cui, dopo essere usciti dall’Era berlusconiana, di certo non ne sentivamo il bisogno. Lunedì scorso era stata sequestrata l’area a freddo, l’unica che sembrava non dover avere problemi di compatibilità ambientale, dopo che quella a caldo era già stata bloccata.
Il Governo si sarebbe dovuto riunire venerdì, cioè domani, ma vista l’urgenza tutto viene anticipato ad oggi pomeriggio. In questa riunione dovrebbe essere ratificato il decreto la cui bozza è già stata pubblicata sull’Ansa e recita:
per 24 mesi, dall’entrata in vigore del decreto, l’Autorizzazione esplica in ogni caso effetto. Dopo l’ok al decreto, è in ogni caso autorizzata la prosecuzione dell’attività per due anni, salvo che sia riscontrata l’inosservanza anche ad una sola delle prescrizioni impartite nel provvedimento stesso.
Tradotto significa che l’Aia è più forte dei giudici, e che se l’azienda segue le indicazioni in essa contenute, può rimanere aperta per i prossimi due anni. Ma tanto siamo sicuri che anche se non la dovesse rispettare, si troverebbe comunque il modo per farla rimanere in attività.
Le misure indicate dall’Aia consentono di assicurare continuità produttiva e di diminuire in maniera drastica i rischi per la salute e per l’ambiente. La strada maestra è rendere possibile interventi che l’Ilva deve effettuare per rispettare le prescrizioni dell’Aia. Che fanno riferimento alle migliori tecnologie oggi disponibili, indicate dall’Ue che dovrebbero essere impiegate a partire dal 2016, ma che l’Aia anticipa di quattro anni per garantire la protezione dell’ambiente e della salute
ha dichiarato il Ministro Clini. Ora resta da vedere se dopo il fulmine e l’incendio di ieri susseguenti alla tromba d’aria, ci sarà ancora la possibilità di attuare queste indicazioni.