La logica dice che se un’attività porta alla morte, e peggio ancora alla morte dei tuoi figli, dovresti fare di tutto per tenerla il più lontano possibile da te. Questo non avviene a Taranto, dove l’alternativa a questa attività è la disoccupazione, e la disoccupazione uccide molto più in fretta del cancro. Lo testimonia la dottoressa Barbara Amurri, la quale si occupa da dieci anni dell’emergenza Ilva a Taranto e che si è presa cura di centinaia di operai e dei loro figli. Molti di loro purtroppo oggi non ci sono più.
Intervistata da Il Fatto Quotidiano, la dottoressa Amurri dell’Ospedale Moscati di Taranto ricorda che quando ha cominciato a lavorare presso l’istituto non esisteva nemmeno un registro tumori. Lei racconta dal punto di vista medico, ma con parole molto “umane”, la tragedia di Taranto, una città in cui sembra (parole sue) di “respirare direttamente con la canna del gas in bocca”.
Qui muoiono come mosche e vedono morire i loro figli, eppure cercano una ‘sistemazione’ all’Ilva o all’Eni o alla Cementir anche per loro. É la dannazione di questa terra: il non pensare al futuro. Si vive cercando di allontanare il problema, poi domani il problema torna, ma l’importante è respingerlo adesso
dice la dottoressa, la quale mette sotto accusa non di certo i poveri operai che devono pur mangiare, ma gli ispettorati del lavoro e i sindacati che sin dall’apertura dell’azienda dovevano vigilare sulla salubrità del posto di lavoro, e non cercare di fermare la macchina quando ormai è in discesa senza freni. Purtroppo l’aspetto più macabro della vicenda è che la diossina e le altre sostanze che l’Ilva emette agiscono a livello cromosomico, portano in sostanza a delle mutazioni genetiche che fanno ammalare i figli ed i figli dei figli degli operai, piuttosto che gli operai stessi. Tanto che oggi Taranto è la città con il tasso di tumori più alto d’Italia.
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Oggi intanto c’è stata un’assemblea di due ore degli operai con i sindacati per decidere il da farsi. Sei impianti saranno chiusi a breve, secondo le indicazioni del Gip, mentre per il 2 agosto è stato indetto un nuovo sciopero generale dopo quello improvvisato di qualche giorno fa.
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