Il Gip Patrizia Todisco ha depositato le motivazioni della sentenza con la quale ha deciso la chiusura dello stabilimento Ilva di Taranto finché non verranno apportate migliorie che lo renderanno più salubre. La motivazione principale per cui ha preso quella decisione è che l’acciaieria di fatto sta “ammazzando” i tarantini. Secondo le ultime stime infatti, ogni anno nel capoluogo pugliese si registrano una media di 83 morti legati allo stabilimento, che salgono a 91 nei rioni Tamburi, Paolo VI e Borgo che sono più vicini alla fabbrica.
Che l’aria fosse inquinata, questo ormai lo sapevano anche le pietre. E che a Taranto si morisse di neoplasie polmonari ed altre malattie delle vie respiratorie causate dall’Ilva pure. Ma nonostante questo, era l’unica fonte di lavoro per metà della popolazione, indotto compreso, e si sopportava. Ad aggravare la situazione c’è che ai quasi 500 decessi che si possono attribuire all’aria inquinata, vi si devono aggiungere una media di 648 casi di ricovero l’anno per cause cardio-respiratorie, sempre collegate ai fumi dell’Ilva. Come dire che o si muore o si vive male.
A pagare il prezzo più alto, come si sa, sono i bambini. Oltre al fatto che Taranto ha una media di leucemie infantili doppia rispetto al resto d’Europa, è stato registrato un “effetto statisticamente significativo per i ricoveri ospedalieri per cause respiratorie” nei bambini al di sotto dei 14 anni. Per non parlare degli ex lavoratori dell’Ilva che dopo aver inalato per decenni i fumi (l’azienda ha cominciato a funzionare negli anni ’70) hanno fatto registrare dei livelli record di tumore.
Il record infatti è stato quello di tumore della pleura con un +135% rispetto alla media nazionale, come quello all’encefalo (+111%) o allo stomaco, tutti più del doppio rispetto al normale. Ma non dimentichiamo che l’Ilva è ritenuta responsabile di una serie di neoplasie impressionante come quelle alla prostata o alla vescica, ed altre altre patologie neurologiche. Si spiega così dunque la sentenza di chiusura dell’impianto, e di fronte a questi numeri siamo curiosi di vedere se ci sarà ancora un politico che spinge per la riapertura senza che la situazione ambientale cambi di una virgola.
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