L’Ilva di Taranto rimane chiusa, ma non per sempre. Ieri sera è arrivata la sentenza definitiva del Tribunale del Riesame che ha confermato il sequestro degli impianti. A differenza di quanto si temeva però, non rimarranno chiusi definitivamente, ma soltanto finché non saranno effettuati i lavori di ammodernamento richiesti. Viene in questo modo confermata la teoria già esposta in precedenza dal Gip Todisco che aveva messo la salute davanti al lavoro.
Non si possono mandare migliaia di persone letteralmente a morire a causa dei fumi degli impianti per uno stipendio, e così non avrebbe avuto senso permettere di riprendere i lavori in contemporanea alle procedure di bonifica. In questo modo si è stabilito un principio molto semplice: siccome conviene a tutti che i lavori siano fatti il più in fretta possibile, non si riapre finché tutto non verrà fatto secondo la legge.
Il problema è che ora il vertice aziendale è stato letteralmente tranciato visto che i Riva e Capogrosso rimangono ai domiciliari e soltanto alcuni dei dirigenti sono tornati in libertà. Non tutti i dipendenti però rimarranno a casa. Quelli responsabili delle mansioni tecnico-amministrative potranno continuare a lavorare normalmente. L’azienda adesso è nelle mani di Bruno Ferrante, nominato amministratore unico, che ha annunciato di voler immediatamente avviare le opere di bonifica, cominciando con l’installazione delle nuove centraline secondo le indicazioni ricevute dall’Arpa, e modificare alcune tecniche di produzione in modo da ridurre le emissioni. Tra queste si prende in considerazione anche la riduzione della produzione, anche se è considerata l’ultima spiaggia.
E la politica cosa fa? Il Parlamento in teoria sarebbe chiuso, con i suoi occupanti tutti in vacanza, ma oggi potrebbe essere nominata una seduta straordinaria per realizzare un decreto legge ad hoc per avviare gli interventi di bonifica. Il problema però è che probabilmente solo il Governo si riunirà, per i parlamentari si sa, le vacanze sono sacre, e così è molto probabile che l’unico provvedimento che si potrà intraprendere sarà creare un decreto e rimandare tutto alla Commissione, per poi riprendere il dibattito nell’aula della Camera soltanto a settembre.
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