Dopo Taranto, una delle città italiane con il più alto numero di persone malate a causa dell’inquinamento, ci sono altre realtà 298 del Bel Paese dislocate in 57 aree definite “tossiche” a causa dell’elevato inquinamento. Secondo il rapporto del ministero della Salute i cosiddetti Sin, Siti di bonifica di interesse nazionale, coincidono coon i maggiori agglomerati industriali d’Italia. In questi comuni, che fanno parte del Programma nazionale di bonifica, la qualità della vita è seriamente compromessa dalla presenza di discariche, amianto, falde acquifere inquinate, emissioni cancerogene.
Se nella città di Taranto sono aumentati in modo considerevole i decessi per tumori polmonari, i casi di linfomi e di malattie del sistema circolatorio, senza contare l’elevato numero di mortalità prenatale e infantile; non meno rassicuranti sono i dati raccolti sugli altri comuni italiani individuati dal rapporto ”Sentieri. Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento” coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) nell’ambito del programma strategico Ambiente e Salute, finanziato nel 2006 dal ministero della Salute e concluso nel 2011. Lo studio ha preso in esame il profilo di mortalità delle persone che risiedono in prossimità degli agglomerati industriali del Paese e ha individuato 57 aree tossiche in cui sono dislocati 298 comuni contaminati da diverse tipologie di inquinamento.
La situazione non è migliore nel resto dell’Europa, dove l’Agenzia ambientale ha individuato circa 250.000 siti contaminati in attesa di interventi di risanamento. A livello legislativo si definisce una “area ad elevato rischio ambientale” (Legge 349/86) quando alcuni parametri delle matrici, come suolo o sottosuolo, acque superficiali o sotterranee, superano i limiti di inquinanti tollerati dall’uomo e dall’ambiente; valori ridefiniti dal successivo Dm 471/99. Tali siti di bonifica sono individuati da Nord a Sud dello stivale e Taranto è solo una delle realtà a rischio del nostro Paese. Sul sito del ministero della Salute e della rivista di Epidemiologia e Prevenzione vi è l’elenco completo dei Sin.
[Fonti e foto: ministero della Salute; Epidemiologia e Prevenzione]
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