Oggi e domani saranno i due giorni della verità per quanto riguarda il futuro dell’Ilva, e non è sbagliato affermare che si gioca anche il futuro di Taranto. Il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini questa mattina è arrivato a Bari per incontrare i politici locali, i vertici dell’azienda e i sindacati per stabilire il piano di azione, e soprattutto vedere come investire i circa trecento milioni di euro stanziati per la bonifica. La giornata del Ministro sarà lunga visto che poi nel pomeriggio dovrà incontrare anche Confindustria ed altre associazioni, mentre domani poi ci sarà la sentenza del tribunale del riesame che dovrà riaprire o confermare la chiusura delle 6 aree dello stabilimento già sequestrate.
Nell’attesa che il tribunale si pronunci, questa mattina sono in corso due cortei, uno dell’indotto ed uno degli operai che hanno indetto 8 ore di sciopero. Come la scorsa settimana, anche stavolta sono scattati i blocchi delle strade, anche se stavolta sono limitati soltanto alla zona della città vecchia. Le migliaia di persone scese in strada chiedono che venga tutelato il lavoro, e ciò che più spaventa i sindacati è il rischio che si porti l’azienda all’estero. Peccato che all’estero le norme ambientali sono rispettate, quindi tanto vale rispettarle in Italia.
>>LA VICENDA DELL’ILVA DI TARANTO
Fatto sta che la manifestazione arriva all’indomani di una relazione che fa venire i brividi. A redigerla sono stati gli esperti della Procura che hanno rilevato fumi e sostanze cancerogene provenire dallo stabilimento siderurgico. Benzoapirene e diossina sono i due più comuni, e pericolosi, ma sono tante le polveri sottili che si sprigionano dai vari altiforni, e che fanno ammalare tutto ciò che toccano, animali da pascolo, operai ed anche i loro figli. La contestazione che gli esperti fanno è che non vengono utilizzate le tecnologie più adatte a filtrare queste fuoriuscite, e per dirla in parole semplici, esistono macchinari e tecniche per produrre allo stesso modo di oggi senza inquinare, ma non vengono utilizzati dall’Ilva. Sicuramente sarà su questo che si punterà nei prossimi giorni per salvare i 12 mila posti di lavoro.
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