Ilva di Taranto, dopo il commissariamento dell’impianto siderurgico, a capo del quale è stato nominato Enrico Bondi, peraltro ex AD della stessa Ilva per un breve periodo, c’è chi facendo le pulci alla sua nomina ha scoperto che il nuovo commissario può permettersi varie libertà sul rispetto dell’Aia.
L’Ilva di Taranto è stata commissariata, e il ruolo di guida è ora assunto da Enrico Bondi. In un bell’articolo su Il Fatto Quotidiano online Alessandro Marescotti ripercorre la vicenda, titolando Riva vs Taranto 3-0. Al di là dell’interpretazione dei fatti il giornalista pone all’attenzione dei lettori anche il comma 5 dell’articolo 1, che come forse anche altri avranno notato, è un comma di assoluto rilievo.
Il governo di Enrico Letta ha infatti previsto che gli esperti (Bondi non è solo, naturalmente), abbiano la facoltà di reimpostare il percorso attuativo dell’Aia, ovvero che stabiliscano un nuovo piano “che deve ‘prevedere le azioni ed i tempi necessari’ per la realizzazione dell’Aia”. Oggi stesso vi abbiamo parlato della rabbia degli operai dell’Ilva per la nomina di Enrico Bondi: se i piani dell’Aia saranno cambiati, e soprattutto le tempistiche molto dilazionate, gran parte delle loro critiche e insinuazioni sulla bontà di questa scelta potrebbero essere confermate, con dispiacere di tutti.
Naturalmente questo non vuol dire che di certo le tempistiche di attuazione dell‘Aia non verranno rispettate, sempre ricordando comunque che finora erano state nondimeno infrante, come ha ricordato di recente Andrea Orlando, ma certo dopo il carosello di decisioni, scandali e incidenti che hanno investito l’Ilva nell’ultimo anno (per limitarci a esso), qualche dubbio su una reale accelerazione del processo di risanamento ambientale è più che lecita. Speriamo che per una volta la realtà dei fatti all’Ilva possa smentire le nostre non rosee previsioni, e quelle degli operai sempre più frustrati e indisposti davanti all’azienda e al governo.
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