L’Ilva di Taranto ha ufficialmente chiuso questa mattina. Non sono riusciti ad entrare nello stabilimento gli operai perché i loro badge sono stati disattivati “per motivi di sicurezza” avvisa la Confindustria di Genova. Alle 7, come già annunciato, è cominciato lo sciopero proclamato da Fiom, Fim e Uilm, che proseguirà almeno per le prossime 24 ore.
La magistratura ieri si era espressa in modo chiaro annunciando la chiusura dell’Ilva e sequestrando tutti i prodotti finiti e semilavorati con il divieto di commercializzarli, nonostante alcuni politici puntassero sulla riconversione delle acciaierie per evitare la perdita dei posti di lavoro e per mantenere in vita quel simbolo dell’economia tarantina. La scelta era tra il dissequestro e la chiusura e quest’ultima è stata la decisione dei PM. Per domani è tuttavia atteso un incontro tra i vertici dell’azienda ei sindacati per decidere del futuro degli operai. Sono in tutto 1.924 i dipendenti che probabilmente verranno messi in cassa integrazione. Giovedì è invece atteso un incontro delle parti con il governo, a Palazzo Chigi. Questa mattina 5.000 dipendenti sono stati impossibilitati ad accedere agli stabilimenti dell’Ilva perchè i loro badge sono stati disattivati. Come spiega il presidente di Confindustria Genova, Giovanni Calvini
Le decisioni dei pm hanno costretto l’Ilva a bloccare da subito gli impianti a freddo dello stabilimento di Taranto, fatto che ha determinato la messa in ferie di 5000 dipendenti, ai quali, per motivi di sicurezza, sono stati disattivati i badge di ingresso. Inevitabilmente la decisione di bloccare vendita e produzione causerà non solo il blocco dello stabilimento di Genova, ma di innumerevoli altre aziende che senza le forniture dell’Ilva non possono produrre.
Dispiace – ha aggiunto – che mentre l’azienda stava cercando di dare attuazione all’AIA, chiedendo il dissequestro degli impianti, necessario per poter implementare il piano industriale, la magistratura abbia preso una decisione così drastica. Si tratta di uno scenario drammatico che richiede interventi urgenti e straordinari ai massimi livelli istituzionali per ripristinare immediatamente l’operatività degli impianti.
Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha già confermato che la soluzione si troverà giovedì nella riunione di Palazzo Chigi
Stiamo lavorando per risolvere la situazione in tempi rapidi, come peraltro siamo abituati a fare. Credo che la soluzione sarà pronta già giovedi con un provvedimento che consenta di superare questa situazione.
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