ILVA Taranto, Autorizzazione Integrata Ambientale accende polemiche

di Redazione 2

ILVA di Taranto, il mostro industriale che da anni ormai alita le sue nubi tossiche togliendo il respiro alla città, specie a bambini ed anziani che vivono nel rione Tamburi. La creatura siderurgica che sfama ed uccide nello stesso tempo, dà lavoro ma mina pesantemente la qualità della vita degli abitanti, specie nelle zone limitrofe agli stabilimenti. Si torna a parlarne perché oggi è il giorno del rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), un provvedimento che recepisce la direttiva comunitaria 2008/1/CE sulla riduzione dell’inquinamento (IPPC) e che permette ad un impianto di rimanere in esercizio a determinate condizioni.

La competenza spettava al Ministero dell’Ambiente con parere  non vincolante della Regione interessata, nello specifico la Puglia e che in questo caso è stato positivo ma con riserve. Si dice soddisfatto Lorenzo Nicastro, assessore alla qualità dell’ambiente:

Si tratta di un passaggio di valenza storica per il territorio tarantino e per la Puglia tutta. Siamo convinti che si apre oggi una fase nuova e molto importante nei rapporti tra la città e lo stabilimento. Infatti, a seguito dell’emanazione del decreto da parte del Ministro dell’ambiente, entreranno in vigore limiti emissivi più bassi rispetto a quelli oggi vigenti, in linea con le migliori tecnologie disponibili.

Abbiamo chiesto ed ottenuto un miglioramento delle attuali condizioni su diversi punti essenziali. Tra questi, meritano una particolare segnalazione le emissioni diffuse e concentrate in atmosfera.

Di diverso parere Legambiente che già ieri aveva espresso le sue riserve su quella che è la terza versione del testo:

Siamo consapevoli che l’AIA sia necessaria affinché l’azienda possa operare in un regime di regole certe e di controlli adeguati ma non possiamo che ribadire il nostro giudizio fortemente critico sul lavoro della Commissione IPPC, sempre pronta ad accogliere le richieste dell’azienda a scapito dei cittadini. La nuova Autorizzazione Integrata Ambientale è un grave passo indietro.

Questo perché è scomparsa  la rete di monitoraggio esterno alla cokeria, atta a rilevare le emissioni di IPA e del benzoapirene. Inoltre avrebbe subito un depotenziamento il sistema di videoregistrazione delle emissioni diffuse e fuggitive, sarebbero stati aumentati i limiti di ossidi di azoto, zolfo e polveri e non si parlerebbe di monitoraggio degli scarichi idrici a valle. Scandaloso inoltre che, per quanto concerne le emissioni prodotte dall’impiego di Pet Coke, si faccia ricorso esclusivamente ai sistemi di abbattimento già presenti, senza ordinare altre misure. Il paradosso, per l’associazione, è che l’ILVA non ne possiede affatto al momento.

 

[Fonti: Legambiente; Repubblica Bari; Stato Quotidiano]

Commenti (2)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.