I camini inquinano troppo, bloccata anche la Italcementi. E’ già stata ribattezzata l’Ilva di Roma l’azienda che ad una trentina di chilometri dalla Capitale si è ritrovata ad avere lo stesso destino dell’acciaieria tarantina. Secondo l’accusa mossagli dal gip di Velletri Giuseppe Cairo, il cementificio di Colleferro sarebbe responsabile di emissioni nocive che violano la famosa Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale, e per questo stamattina sono stati apposti i sigilli al cancello.
Stando ai controlli non ancora ultimati è risultato che circa la metà dei camini finora studiati non è conforme a quanto prescritto dalla legge. Il tutto dietro relazioni false dell’azienda che avrebbe dichiarato tutt’altri dati. Non solo. Ciò che c’è di più grave è che oltre all’aver dichiarato dati falsi, i camini denunciati dall’azienda sarebbero 118. Ma quelli contati dai carabinieri del Noe erano 119, dunque ce n’è uno abusivo.
Appare assolutamente evidente che il protrarsi di tale situazione costituisca fonte di pericolo generale per gli scarichi in atmosfera
ha spiegato il gip nella sua ordinanza in cui di fatto chiude temporaneamente l’impianto. L’azienda, che impiega 200 operai, si giustifica affermando che le irregolarità riscontrate si riferiscono ad attività secondarie e che già da qualche settimana ha avviato i lavori per mettersi in regola con le normative europee. Quindi ben prima dell’intervento della magistratura. Sarà, ma nel frattempo il gip ha dato tempo 10 giorni per ultimare i lavori, o dal 22 ottobre prossimo l’Italcementi di Colleferro seguirà lo stesso destino dell’Ilva, ovvero verrà spenta.
Speriamo che non sia una nuova Ilva. Tra dipendenti e indotto ci sono circa 500 famiglie che ruotano attorno alla fabbrica. Se dalle indagini dovesse venire fuori che è stata danneggiata la nostra città ci costituiremo parte civile
ha dichiarato il sindaco di Colleferro Mario Cacciotti. Vedremo come andrà a finire, ma chissà che in Italia non sia cominciata una nuova era in cui finalmente chi inquina paga.
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