Dopo la firma di Giorgio Napolitano al decreto legge per la riapertura dell’Ilva una lettera aperta di una madre di Taranto al Presidente della Repubblica, ripresa da diversi organi di informazione, balza agli onori della cronaca. Nelle dure parole della donna tutta l’indignazione per la situazione in cui i cittadini sono costretti a vivere e per la firma da parte del Presidente: tarantini uccisi per decreto, scrive la madre di Taranto.
Giorgio Napolitano ha firmato ieri il decreto legge rendendo effettiva la riapertura dell’Ilva e il ritorno alla produzione dell’impianto siderurgico di Taranto per i prossimi 3 anni, anche se la procura continuerà a lottare contro il provvedimento. Intanto, a balzare agli onori della cronaca è la lettera aperta di una madre tarantina, Tonia Marsella, al Presidente della Repubblica, di una forza e di una durezza che riescono a rappresentare bene tutta la rabbia dei cittadini per i danni ambientali causati dall’Ilva, con conseguenti tumori e gravi danni alla salute più in generale degli abitanti di Taranto.
Venga qui, venga a visitare i nostri bambini devastati dal cancro, e non solo, li guardi negli occhi e sostenga il loro sguardo, se ci riesce, gli spieghi perché lo Stato ha preferito darli in pasto al ‘Mostro’, quel mostro che ha distrutto il nostro mare, violentato la nostra terra, insozzato il nostro cielo.
L’indignazione porta la madre tarantina a chiedere al Presidente come si possa ancora credere allo stato quando questo arriva a rubare il diritto alla vita. Nella città di Taranto, che a causa dei danni ambientali è quella con la minor aspettativa di vita in Italia, vige un’ordinanza del sindaco che suona come un triste sberleffo ai cittadini:
A Taranto c’è un’ordinanza del sindaco che vieta il pascolo entro un raggio di non meno di 20 chilometri attorno all’area industriale… ma in quei 20 km noi ci viviamo!! Vivono i nostri bambini!!! Le pecore e le capre sono state uccise… ora lo Stato uccide anche noi… per decreto!!!
Come sempre nella spinosissima vicenda dell’Ilva, peraltro a quanto sembra ora piagata anche da una dispersione di amianto nei reparti, si dividono quelli che la vorrebbero vedere aperta al di là di tutto (operai che non hanno altra scelta e politici e dirigenti preoccupati da fattori economici) e coloro che la vorrebbero chiusa fino al risanamento ambientale. Una divisione che ora ha preso corpo anche nella spaccatura tra lo Stato e la Magistratura. Nel frattempo, tanti cittadini di Taranto, questo è certo, continueranno ad ammalarsi e a credere sempre meno nello Stato.
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