La dirigenza dell’Ilva letteralmente in frantumi dopo il mega sequestro di beni per un valore di 8,1 miliardi di euro. Una pioggia di dimissioni ha fatto seguito alla decisione dei giudici: il consiglio di amministrazione dell0Ilva di Taranto si è dimesso dopo un vertice di tre ore.
Dimissioni all’Ilva. Tutto il consiglio di amministrazione ha dato forfait, Bondi compreso, dopo la decisione di sequestrare beni per 8,1 miliardi di euro all’azienda, considerandoli guadagni illeciti, da parte dei giudici di Taranto. Alla scelta del Gip ha fatto seguito, com’era prevedibile, l’impugnazione della sentenza presso la corte di Cassazione.
Enrico Bondi, Bruno Ferrante, Giuseppe De Iure hanno presentato le dimissioni, mentre l’Ilva in una nota ha dichiarato:
Il provvedimento (di sequestro) ha effetti – spiega l’Ilva in una nota – oggettivamente negativi per Ilva, i cui beni sono tutti strettamente indispensabili all’attività industriale e per questo tutelati dalla legge n.231 del 2012, dichiarata legittima dalla Corte Costituzionale.
L’azienda ha dichiarato inoltre che sono a rischio 24 mila posti di lavoro diretti e 40 mila con l’indotto. Il terremoto ha avuto inizio. Dopo i salti mortali del governo Monti per salvare l’azienda sembra che i decenni di cattiva amministrazione, di inquinamento selvaggio, di atti illeciti, di mancanze sotto il profilo della sicurezza sul lavoro e della riqualificazione ambientale abbiano fatto franare il terreno sotto i piedi dei dirigenti dell’azienda.
La dirigenza ha inoltre commentato:
Si tratta dell’ultimo capitolo di una saga che può avere risvolti drammatici dal punto di vista produttivo, occupazionale ed ambientale. Le dimissioni precedono gli ultimi provvedimenti di sequestro sui beni della famiglia Riva da parte della magistratura e l’ intenzione da parte dell’azienda siderurgica di impugnarli.
La vicenda Ilva stavolta è davvero a una svolta epocale. Da sempre l’opinione pubblica è divisa tra i lavoratori che, pur essendo rabbiosi nei confronti dell’azienda, non vogliono perdere il posto, e la popolazione di Taranto e dintorni che da sempre vuole che l’Ilva paghi per tutte le morti e le malattie causate. Dopo anni e anni di battaglie, inaspritesi dal 2012, sembra che per l’Ilva si stia per aprire un capitolo completamente nuovo. Come sarà il futuro, al momento, non è tuttavia dato saperlo.
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