Vicenda Ilva, arriva l’ennesimo no al dissequestro dei beni finiti e semilavorati dell’azienda da parte dei giudici. Il balletto continua: l’Ilva chiede il dissequestro, i giudici non mollano e negano. La situazione resta incandescente e non si vedono spiragli al momento, prova ne è il rinvio dell’incontro che avrebbe dovuto tenersi ieri tra azienda e ministeri dell’ambiente e dello sviluppo economico.
Ennesimo no al dissequestro dei beni da parte del gip di Taranto Patrizia Todisco. L’Ilva continua a esercitare pressioni attaccando in ogni modo la magistratura e presentando istanze su istanze ma dal canto loro i giudici non mollano. Niente dissequestro, nemmeno questa volta. Una decisione alquanto prevedibile, questa del gip, e in linea con quanto dichiarato dal Presidente della corte d’appello di Lecce tre giorni fa, molto duri nei confronti dell’azienda di Taranto.
L’Ilva ha sostenuto che senza dissequestro dei beni e sblocco immediato della situazione oltre 8 mila operai sarebbero stati destinati alla cassa integrazione. Ma i giudici non intendono soprassedere e difendono le proprie decisioni in nome della legge. Certo ora sono in tanti a chiedersi dove troverò l’Ilva i soldi per gli stipendi di febbraio e per ottemperare alle prescrizioni dell’Aia. Si parla di miliardi di euro. E molti continuano a chiedersi da dove fosse venuta fuori tutta la certezza del Ministro Clini riguardo alle possibilità dell’Ilva, durante lo svolgimento dell’attività, di trovare i soldi per necessari per le bonifiche. Quei soldi nessuno sapeva da dove sarebbero stati tratti già all’epoca dell’approvazione della legge Salva-Ilva e oggi la situazione non sembra cambiata.
La situazione resta rovente e non si vedono semplici soluzioni all’orizzonte, dato che anche le banche non sembrano intenzionate a garantire all’Ilva la liquidità necessaria per stipendi e Aia. Tornando alla nuova negazione da parte dei giudici riguardo al dissequestro dei beni, le parole del Gip Patrizia Todisco sono state chiare e ferme:
Nessuna norma dell’ordinamento contempla la possibilità di una restituzione di beni sottoposti a sequestro preventivo, per giunta in favore di soggetti indagati proprio per i reati di cui i beni sottoposti a vincolo costituiscano prodotto.
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