Un caso legato all’inquinamento dell’Ilva di Taranto arriva alla Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo, dato che la Corte, almeno in via preliminare, ha considerato valido il ricorso inoltrato dai familiari di Giuseppina Smaltini, donna deceduta a causa di una leucemia, secondo i parenti causata dall’inquinamento dello stabilimento siderurgico tarantino.
Il caso di Giuseppina Smaltini, deceduta a causa della leucemia lo scorso dicembre, approda quindi alla Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo, sulla spinta dei familiari che ritengono l’insorgere della patologia e il conseguente decesso collegato alle emissioni inquinanti prodotte dall’Ilva di Taranto. In seguito alla ricezione del ricorso da parte di Strasburgo, giunge al Governo Italiano la richiesta di dimostrare di aver accertato che non vi sia una correlazione tra la morte di Giuseppina Smaltini e l’inquinamento prodotto dall’impresa siderurgica.
Se il ricorso è giunto fino in Europa, come è facile immaginare, i familiari della vittima non ritengono che le indagini svolte in Italia sia state effettuate correttamente e in maniera completa. Difatti la stessa Giuseppina Smaltini, dopo aver scoperto di soffrire di leucemia nel 2006, aveva sporto denuncia contro l’Ilva di Taranto, ma la procura aveva rigettato la sua istanza due volte.
Cosa accadrà adesso? In sostanza la Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo andrà a controllare su quali dati si è basata la procura nel rigettare la denuncia di Giuseppina Smaltini, e quindi su quali dati ci si è basati per definire insufficienti le prove di una correlazione tra la malattia della donna e le emissioni inquinanti dell’Ilva di Taranto.
Va da sé che pur essendo un caso relativo a un singolo soggetto, l’importanza dell’indagine potrebbe divenire molto grande, nel caso la Corte di Strasburgo non dovesse concordare, alla fine, con il giudizio della procura tarantina. Un caso che varrà senza dubbio la pena di seguire, nel corso del tempo.
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