L’Ilva di Taranto sta procedendo con la bonifica, ma non rispetta i patti: ad attaccare questa volta l’impianto siderurgico di Taranto al centro di infinite polemiche negli ultimi mesi è l’Arpa, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, attraverso una relazione che comprova il reato.
L’Ilva non rispetta i patti per la bonifica. A sostenerlo il direttore generale di Arpa Puglia Giorgio Assennato, il direttore scientifico Massimo Blonda e il funzionario Simona Sasso. Ma di cosa stiamo parlando, solo di un parere o di una critica qualunque? Niente affatto: i tre esperti con una relazione hanno inoltrato un’autentica comunicazione di reato alla Procura. E non si può dire che gli esperti dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente non parlino chiaro, nel documento infatti è possibile leggere stralci come i seguenti:
La situazione ambientale dello stabilimento non registra segni di miglioramento e la direzione non rispetta le prescrizioni AIA. […] A parere dell’Agenzia, i differimenti temporali dell’attuazione delle prescrizioni non fanno altro che incrementare il danno ambientale.
Nessun giro di parole, si parla di mancato rispetto delle direttive AIA e di danni ambientali che continuano ad accumularsi. Ma com’è possibile che proprio mentre gli ispettori dell’Ispra fanno ritorno nella capitale dopo la visita presso lo stabilimento di Taranto e aver parlato di una buona attuazione dell’Aia ora l’Arpa affermi tutto il contrario? Va precisato che sebbene solo adesso il documento di comunicazione di reato è stato depositato dai sostituti procurati, lo stesso era stato inviato lo scorso 13 febbraio. Dobbiamo dedurne che la mancata ottemperanza delle prescrizioni Aia sia durata fino alla metà del mese scorso?
Di sicuro, l’Ilva è stata bersagliata per la lentezza nell’attuamento dell’AIA da molti, non solo dall’Arpa. Come alcuni hanno sottolineato, questa relazione apre scenari tutti da valutare. Quale risposta da parte dell‘Ilva? Come valuteranno il documento i giudici?
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