Il Sacco dell’Energia, di cui vi abbiamo già mostrato il trailer e la trama qualche giorno fa, porta in scena una fiaba ecologica, nell’ambito della rassegna del cinema ecosostenibile. A Torino al Cinema Massimo in via Verdi 18, oggi 3 giugno è prevista l’anteprima nel corso della 13esima edizione del Festival Cinemambiente (1-6 giugno 2010).
Il cartone narra la storia di Epimeteo, a cui è stato affidato il sacco dell’energia imperfetta con l’ordine di non aprirlo in attesa del ritorno del Maestro Sapiente. Difficile resistere alla tentazione: il nostro antieroe cade nel mito pandoriano, scatenando una serie di disastri ecologici che ripercorrono la storia dell’uomo e del suo uso imperfetto e sconsiderato delle risorse. Abbiamo chiesto agli autori del cartone della Panebarco&C. (si definiscono una piccola bottega multimediale) da dove nasce questo progetto e quali siano i fini pedagogici dell’animazione ecosostenibile. Sentiamo cosa ci hanno risposto.
Perché una fiaba ecologica?
Perché crediamo che il linguaggio della fiaba e del mito sia il modo più efficace per raccontare la complessità. Il Sacco dell’Energia fu realizzato da mio padre come fumetto vent’anni fa.
Il Sacco dell’energia si rivolge forse più a noi “grandi” che ai più piccini, ma quanto conta a vostro avviso l’educazione delle nuove generazioni ai temi dell’ecosostenibilità e del risparmio energetico?
Come tutte le fiabe si rivolge a grandi e piccini. Bello sarebbe che genitori e figli lo vedessero insieme e ne discutessero. Direi che l’educazione in tema di ecosostenibilità è essenziale. L’ecosostenibilità è innanzitutto un cambiamento negli stili di vita, e ciò avviene solo grazie a radicali cambiamenti culturali.
E che valore pedagogico assume, accanto ai più tradizionali fumetti, l’animazione multimediale?
Come ho detto Il sacco dell’Energia nasce come fumetto realizzato vent’anni fa da nostro padre. Allora il fumetto ebbe una limitatissima circolazione (fu esposto al festival nazionale dell’ambiente di Ravenna ed in seguito pubblicato a puntate sulla rivista Arancia Blu diretta da Enzo Tiezzi).
Negli anni seguenti mio padre lo propose a vari editori italiani, ma inutilmente. Da allora è rimasto nel cassetto di casa. Nel frattempo mio padre fondò una piccola società per la realizzazione di prodotti multimediali in cui noi figli ci siamo fatti le ossa acquisendo competenze nella realizzazione e produzione di video digitali.
Qualche anno fa papà è andato in pensione così gli abbiamo chiesto di rimettere mano al fumetto del Sacco, soprattutto nella parte finale. E così è nato il cartone animato che abbiamo completamente autoprodotto per non dovere subire i condizionamenti dei grandi gruppi editoriali. Noi crediamo che oggi, diversamente dal tempo in cui papà cercava un editore che pubblicasse il fumetto, piccole realtà come la nostra possano bypassare l’industria culturale e raggiungere direttamente le persone. Ed il linguaggio del cartone animato è l’ideale per questo.
Il finale é aperto: siamo tutti un po’ Epimeteo con in mano il sacco dell’energia ed il futuro della Terra. A chi spetta nella vita reale il ruolo che nel cartone appartiene ai Maestri sapienti?
Il finale è aperto come nel mito di Pandora. Diversamente da Heidegger che nell’ultima intervista disse “solo un dio ci salverà” noi pensiamo che il futuro sia nelle nostre mani. Il che rende la cosa alquanto complicata, ma da lì dobbiamo passare, dalle nostre mani. Ma dobbiamo usarle per fare le cose con perizia. I greci usavano un termine per questo: “poiesis”. Di questo abbiamo bisogno, di poesia del fare.
Poesia del fare. Ci piace. Complimenti ancora.
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