Sono diventati famosi grazie ad un cartone animato degli anni ’90. Il nome scientifico è Sarcophilus harrisii, ma è meglio conosciuto come diavolo orsino o meglio ancora “Diavolo della Tasmania“. Questo bellissimo animaletto australiano, rischia di far estinguere non solo la sua specie, ma tutto il suo genere, dato che rimane il suo unico rappresentante.
L’allarme lo sta lanciando uno zoologo australiano, Jeremy Austin, che sta studiando un modo per evitare questa tragedia, che secondo le previsioni potrebbe avvenire nei prossimi 20 anni. Ebbene, questo marsupiale, già scomparso dalla gran parte dell’Australia a causa della deforestazione, si è rintanato proprio nell’area che gli ha dato il nome, la Tasmania, da cui adesso rischia di essere sfrattato, e stavolta per sempre.
A peggiorare la situazione non c’è solo la deforestazione, ma anche delle malattie genetiche che stano colpendo gli ultimi esemplari rimasti, per cui Austin ha ricevuto 168 mila dollari australiani (circa 68 mila euro) per tentare di debellarle. I diavoli della Tasmania sono state le uniche specie indigene che hanno resistito all’impatto con l’occupazione umana, al contrario ad esempio dell tigri della Tasmania, estintesi già decine di anni fa, ma il loro numero sta diminuendo di anno in anno.
Abbiamo perso circa la metà dei diavoli della Tasmania negli ultimi 10 anni, con una perdita stimata sui 20 mila esemplari sui 50 mila stimati. L’estinzione nei prossimi 20 anni è possibile se non si trova un vaccino, estirpare l’epidemia e stabilire le colonie in cui possono stare in cattività.
Questo il monito lanciato da Austin nei confronti della scienza che si è fin troppo disinteressata di questi animali, e all’uomo che li sta indirettamente sfrattando. I primi sintomi della malattia hanno cominciato a manifestarsi nel ’96, e da allora molti branchi hanno perso fino all’89% della loro popolazione a causa di essa. L’estinzione di questi mammiferi, oltre ad essere un danno per la biodiversità e per il turismo australiano, è anche un grosso problema per tutti gli altri animali, dato che si trovano in un punto chiave della catena alimentare, l’anello che è alla base della dieta dei carnivori. E così quel cartone animato rischia di diventare un documentario storico.