Greenpeace contro il Governo Renzi e il decreto Sblocca Trivelle: l’associazione ambientalista ha occupato una piattaforma nel canale di Sicilia al largo della costa di Licata esponendo enormi striscioni che ritraggono il volto di Matteo Renzi accompagnato dallo slogan “Più trivelle per tutti” e altre frasi di protesta come “Stop fossil, go renewable”. Ecco le foto e i dettagli sull’ultima iniziativa di Greenpeace.
Greenpeace vs Matteo Renzi e il suo Governo: il discutibile decreto definito Sblocca Trivelle è al centro dell’ultima iniziativa di protesta dell’associazione che, in maniera non violenta, ha manifestato le proprie critiche al governo raggiungendo con l’appoggio della nave Rainbow Warrior la piattaforma Prezioso di Eni Mediterranea Idrocarburi nel canale di Sicilia. In totale una decina di attivisti si sono arrampicati sulla piattaforma e hanno esposto enormi striscioni che prendono di mira il DL 133/2014, altrimenti detto Sblocca Italia, che rischia di diventare uno Sblocca Trivelle, data la volontà del governo presieduto da Matteo Renzi di dare il via all’ulteriore sfruttamento delle risorse presenti sotto i fondali marini italiani. Quando si dovrebbe guardare alle rinnovabili e lasciarsi i combustibili fossili alle spalle, l’esecutivo va controcorrente favorendo gli interessi di chi accumula profitti grazie agli idrocarburi, nonostante le solite belle parole in materia di ecoresponsabilità e sviluppo sostenibile.
Siamo entrati in azione per contrastare una politica ‘fossile’ sballata, in controtendenza con ogni ragionevole scenario energetico e opposta a ogni strategia di valorizzazione delle vere risorse dell’Italia: il mare, il paesaggio, la biodiversità. Renzi è sulla strada sbagliata, e fin quando la percorrerà troverà sempre la forte opposizione di Greenpeace,
ha dichiarato il responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Andrea Boraschi. Ma perché si è scelta proprio quella piattaforma tra le tante? L’obiettivo degli attivisti si trova in vicinanza del luogo dove l’Eni punta a creare una nuova piattaforma, ue pozzi esplorativi e se di produzione con i connessi oleodotti, con alcuni pozzi che sarebbero collocati ad appena 11-12 miglia dalla costa. Anche qui sorge spontanea una domanda: il progetto non dovrebbe sottostare alla Valutazione d’Impatto Ambientale? La risposta purtroppo è molto semplice: il progetto per la nuova piattaforma Eni ha già raccolto un parere positivo al riguardo, contro il quale Greenpeace assieme a diverse altre associazioni e a 5 amministrazioni di enti locali ha fatto ricorso al Tar della regione Lazio, dato che come sostiene con ampie argomentazioni l’associazione ambientalista in un suo dossier, la Valutazione d’Impatto Ambientale risulta “fortemente lacunosa”.
E nella protesta di Greenpeace contro Renzi e lo Sblocca Trivelle viene di nuovo chiamata in causa la ben nota statistica che chiarisce come anche se si estraessero tutte le tonnellate di petrolio stimate nei fondamentali (circa dieci milioni), tutto questo quantitativo sopperirebbe al fabbisogno nazionale per otto settimane. Ma ancora una volta, per l’ennesima volta, l’Italia continua a guardare al petrolio, e l’unica consolazione restano le belle parole di Boraschi che ha ricordato come non siano in pochi a guardare più avanti:
Renzi ha detto che non si può rinunciare a estrarre il nostro petrolio, poco e di scarsa qualità, per l’opposizione di tre o quattro comitatini locali. È male informato: non si tratta di piccoli comitati, ma di una rete di migliaia e migliaia di persone, che si va organizzando per proteggere il mare, le coste, il turismo, la pesca sostenibile, la bellezza del Paese.
Photo credits | Ufficio stampa Greenpeace
Garnet 1 Marzo 2017 il 1:39 am
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