Greenpeace si è imbarcata in una nuova sfida contro profitto ed interessi: salvare l’Artico dalle trivelle, dal far west della ricerca di idrocarburi. La nave rompighiaccio dell’associazione ambientalista è salpata dalla città di Murmansk, in Russia, ed il suo primo bersaglio è stata la piattaforma petrolifera di Prirazlomnoie, gestita dalla Gazprom. In 6 si sono arrampicati fino alla piattaforma, armati di tende e cibo per diversi giorni. Il loro obiettivo è stato quello di issare uno striscione per fermare le trivellazioni nell’Artico, Save the Artic.
La spedizione degli attivisti di Greenpeace, provenienti da America, Canada, Germania e Finlania si è svolta a bordo dell’Artic Sunrise, la rompighiaccio salpata dall’estremo nord ovest della Federazione russa dove erano ferme navi commerciali, rompighiaccio e piattaforme. Piattaforme petrolifere perché con l’aumento della temperatura terrestre si stanno sciogliendo i ghiacci polari, con tutte le catastrofiche conseguenze che ciò comporta per animali e piante che popolano il Polo Nord e per il clima di tutto il Pianeta; e questo è un vantaggio per la Shell, per la Gazprom, ma anche per BP ed Exxon che possono con più facilità accedere a queste zone. Inoltre il governo russo intende detassare le attività da perforazioni in cerca di idrocarburi per attirare nuovi investimenti. Greenpeace chiede al mondo di preservare l’Artico, di costituire un Santuario per tutelare l’ecosistema ed evitare “disastri ecologici”.
Nel sito dedicato alla campagna Save the Artic è possibile firmare la petizione per costituire il Santuario artico. Sono necessarie 2 milioni di firme, ma al momento ne sono state già raccolte quasi 1.5 milioni da tutto il mondo. Il ghiaccio del Mar Glaciale Artico esiste da oltre 800 mila anni ma negli ultimi 30 i 3/4 della calotta di ghiaccio si sono sciolti. L’importanza del ghiaccio, necessario per raffreddare il Pianeta e stabilizzare il clima di tutto il globo, è evidente. La speculazione delle società petrolifere, no.
[Fonte e foto: Save the Artic]