Sembra di stare in un film di fantascienza in cui il genio del male vuol distruggere il pianeta. Ma è possibile? Secondo quanto affermato da Greenpeace pare proprio di sì. Solo che non c’è un pazzo che si può bloccare. A minacciare la Terra sono 14 nuovi progetti energetici che faranno raggiungere il punto di non ritorno dell’inquinamento. Quello oltre il quale le temperature aumenteranno ad un punto tale da comportare disastri ambientali di proporzioni stratosferiche.
Secondo l’associazione ambientalista i principali progetti che ci fanno correre questo rischio sono quelli che riguardano il carbone, in particolare estrazione, trasporto e lavorazione, che avvengono in Australia, Cina, Stati Uniti e Indonesia, seguiti dall’estrazione petrolifera in Artico ed in Brasile, le sabbie bituminose in Canada e le estrazioni di gas nel Mar Caspio e, ancora, negli Stati Uniti. Anche se non abbiamo in progetto grossi impianti, anche noi italiani abbiamo la nostra colpa dato che siamo tra i Paesi che più importano petrolio al mondo, e quindi anche se non causiamo direttamente i disastri naturali, lo facciamo indirettamente. Siamo in un certo senso i committenti.
L’ipotesi è stata analizzata anche dall’istituto indipendente Ecofys che ha dato ragione a Greenpeace. Secondo i calcoli degli esperti se questi 14 progetti dovessero andare in porto comporterebbero oltre 6 miliardi di tonnellate di CO2 in più nell’atmosfera che si andrebbero ad aggiungere alle oltre 31 miliardi già presenti. Si tratta di quantità immani che potrebbero significare un incremento delle temperature medie globali, nel migliore dei casi vicino ai 4 gradi (il doppio della soglia di pericolo), ma nel peggiore fino a 6 gradi che significa cambiamenti epocali che comporterebbero, per dirla con le parole di Greenpeace, il “caos climatico”.
Questi mega progetti di cambiamento climatico sono il risultato diretto dell’ipocrisia di alcuni governi. Sostengono di voler prevenire il cambiamento climatico ma continuano vergognosamente a promuovere progetti che porteranno inesorabilmente al caos climatico e a devastazioni su larga scala
ha spiegato Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace International.
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