Alessandro Gianni di Greenpeace parla dello stato di salute del Mar Mediterraneo, il più inquinato in assoluto dagli idrocarburi, e parla di forme di inquinamento ben conosciute ed evidenti e di altre forme di inquinamento, meno note e più subdole.
Alessandro Gianni, uno dei responsabili dell’associazione Greenpeace, ha di recente parlato della salute del nostro mare, sottolineando come a fronte di piccoli miglioramenti soprattutto nel versante Nord, continuano a permanere stati d’allerta per alcune forme di inquinamento marino arcinote, come la grande concentrazione di idrocarburi nelle nostre acque (specie nelle zone più a Sud) dovuta anche al grandissimo traffico petrolifero (basti pensare che dal Mediterraneo passa il 30% del traffico petrolifero commerciale) e alle attività di scarico in mare legate ad attività antropiche. Su quest’ultimo fattore Alessandro Gianni ha ricordato come la popolazione del bacino “da 250 milioni e’ passata ad oltre 500 milioni di abitanti”, con tutto quel che ne consegue a livello di inquinamento, tra nuovi porti, crescita industriale, urbanizzazione delle coste e scarichi in mare.
Ma Gianni sottolinea anche l’importanza di studiare e cercare di limitare forme di inquinamento meno facili da quantificare, quali l’inquinamento acustico costiero e marino legato in primo luogo ai continui traffici marittimi e ai lavori portuali, che ha un notevole impatto negativo nei confronti specie marine come i cetacei, registrando quindi un certo impatto sull’ecosistema marino in genere. Oltre a questo sono presenti svariate altre sostanze poco note, poco seguite e studiate, ma non per questo meno pericolose. Come afferma Alessandro Gianni:
ci sono anche altre sostanze tossiche, come ritardanti di fiamma, che non vengono prese in considerazione ma che hanno effetti pericolosi per la salute.
Gianni sottolinea infatti come sebbene, come ovvio, i danni legati alla marea nera siano ingenti, non va dimenticato che la somma dei tanti piccoli scarichi provenienti da terra sia superiore a quanto versato complessivamente in acqua durante gli incidenti. Le dichiarazioni di Gianni non potevano che concludersi con il nuovo allarme riguardo al Mediterraneo. Il nostro mare “è a rischio”. E in un quadro del genere il proposito di trivellare il Canale di Sicilia appare altamente discutibile. A proposito Gianni ha dichiarato: “siamo molto preoccupati anche per le possibili trivellazioni nel Canale di Sicilia. È una follia.
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