Mancano solo 3 giorni all’apertura dei negoziati sul clima di Copenaghen, ed in Italia ancora si discute se aderire o meno al patto di riduzione delle emissioni. L’Europa, si sa, farà da sola, e resta solo di stabilire se continuare a mantenere la riduzione entro il 2020 al 20% o portarla al 30%, mentre per il 2050 ci si divide tra il 70 e l’80%. L’Italia sembra una di quelle nazioni che punta al ribasso, ma secondo una recente relazione presentata da Greenpeace, fa male, perché potrebbe tranquillamente ridurre le sue emissioni con piccolissimi accorgimenti.
Con il supporto tecnico dell’Istituto di Termodinamica del Centro Aerospaziale Tedesco, Greenpeace ha effettuato le rilevazioni sulle emissioni attuali e sul potenziale di produzione futuro, ed ha concluso che l’Italia è in grado di ridurre le sue emissioni in maniera drastica con due semplici provvedimenti: energia pulita e risparmio energetico.
Uno dei punti più dibattuti in questo periodo è lo spreco energetico. Il mondo si è reso conto che spreca troppa energia inutilmente, e questo avviene dall’energia elettrica (apparecchi che consumano elettricità anche se spenti, stand-by, elettrodomestici non efficienti, giusto per citarne alcuni) al riscaldamento (finestre che lasciano passare l’aria, case non ben isolate, ecc.). Dunque, la soluzione numero uno trovata da Greenpeace, è un regolamento, simile a quello che ha portato alla commercializzazione delle lampadine ad alta efficienza, che tolga dai mercati gli elettrodomestici non efficienti, lasciando spazio solo a quelli Energy Star (con il marchio di alta efficienza) ed imponendo che gli edifici di nuova costruzione ottengano la certificazione energetica come già accade in alcuni Paesi come la Germania.
Inoltre, e qui c’è il punto più importante, l’Italia potrebbe diventare la patria delle rinnovabili. Attualmente la produzione di energia pulita nel nostro Paese riguarda solo il 7% del totale. Secondo i calcoli dell’associazione ambientalista, abbiamo la potenzialità di abbattere definitivamente la produzione di elettricità proveniente dal carbone, senza dover ricorrere al nucleare. Entro il 2050 il nostro Paese potrà produrre il 76% della sua elettricità tramite rinnovabili, in special modo solare, eolico e biomasse (non inceneritori). Il restante 24% sarà quasi completamente coperto dal gas naturale, mentre al carbone rimarranno solo le briciole.
Per poterlo fare, i finanziamenti statali non dovranno più essere stanziati per le fonti cosiddette “assimilate“, come ad esempio il nucleare, che oggi becca 4,4 miliardi di euro l’anno, ma dovranno andare solo ed esclusivamente alle fonti rinnovabili, le quali oggi vengono finanziate solo con 0,9 miliardi di euro.
Alla fine di tutto questo, conclude lo studio, la riduzione delle emissioni del 70% entro il 2050 potrà essere raggiunta facilmente, le emissioni procapite passeranno da 7,6 tonnellate a 2,1, e soprattutto si creeranno 80 mila posti di lavoro verdi nel solo settore delle energie rinnovabili, i quali, considerando l’indotto, potrebbero diventare addirittura 300 mila.
Fonte: [Repubblica]
Tyson 1 Marzo 2017 il 1:09 am
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