Il peggior serial killer d’Italia? Il carbone. Almeno secondo i dati di Greenpeace (fortemente contestati dall’Enel, va detto). Il calcolo non è facile da effettuare, ma l’associazione ambientalista ci ha provato lo stesso dopo aver scoperto che l’Agenzia Europea per l’Ambiente aveva inserito la centrale termoelettrica di Brindisi tra le 20 più inquinanti d’Europa. Non che fosse una sorpresa visto che è risaputo che la zona tra Brindisi e Taranto (vedi Ilva) è una delle aree più inquinate del Continente.
Partendo dall’analisi dell’Eea, Greenpeace ha voluto effettuare un calcolo sulla situazione italiana utilizzando gli stessi parametri, ed ha scoperto che nel nostro Paese nell’anno 2009, l’ultimo con tutte le misurazioni complete, almeno 366 sono stati i decessi che sono direttamente collegabili alle emissioni delle centrali a carbone. In media, dunque, uno al giorno. Ma non finisce qui. Come fa notare Giuseppe Onufrio, il direttore del comparto italiano dell’associazione, queste stime sono pure al ribasso visto che nel 2009 la centrale di Civitavecchia ha funzionato poco, mentre ora che è a pieno regime potrebbe aver portato i decessi a superare la soglia dei 400 all’anno.
Non poteva mancare la replica di Enel secondo cui non è vero che le proprie centrali inquinano così tanto. Per smentire i dati, la più importante azienda energetica italiana ha dichiarato che metà dell’energia che fornisce alle nostre case proviene dalle rinnovabili o dal nucleare importato dall’estero, e dunque il calcolo delle emissioni è da rivedere.
Non possiamo essere definiti killer climatici perché produciamo circa un millesimo della CO2 globale
si legge in una nota dell’azienda. Sarà, ma intanto è bene ricordare all’Enel che se non vuol avere questa brutta fama forse sarebbe il caso che investisse più nelle rinnovabili che nel carbone. Dopotutto, come sottolinea sempre Greenpeace, tra il 2010 ed il 2011 l’incidenza del carbone sull’energia prodotta per il nostro Paese ha continuato a salire, passando dal 34 al 41%, e di certo con queste tecniche non è che le emissioni si abbassino.
[Fonte: Repubblica]
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