Greenpeace è stata assolta per il ricorso dell’Enel contro la campagna Facciamo luce su Enel, a suo dire diffamatoria. Il giudice non è d’accordo: non è diffamazione, i dati diffusi sono conformi a quanto rivelato dalle ricerche scientifiche effettuate. La campagna di Greenpeace contro le centrali a carbone dell’Enel, dunque, non si fermerà.
Non diffamazione ma legittimo esercizio del diritto di critica. Netta vittoria dell’associazione ambientalista contro l’Enel, che aveva chiesto la chiusura dell’apposito sito, l’interruzione della campagna informativa Facciamo luce su Enel e un risarcimento di 10 mila euro per ogni giorno in cui è stato distribuito il materiale della campagna.
Il giudice ha dichiarato:
I dati riportati sono effettivamente conformi agli esiti della ricerca commissionata da Greenpeace a SOMO relativamente ai danni provocati dalle centrali a carbone e già noti alla comunità scientifica internazionale (prima tra tutte l’Agenzia Europea per l’Ambiente, EEA).
E ha sottolineato, inoltre, che gli esiti della ricerca di Greenpeace non “sono stati contestati dalle società ricorrenti essendone peraltro l’Enel stata portata tempestivamente a conoscenza”. Il fulcro della decisione del giudice è forse sintetizzabile nell’affermazione: “Il nucleo essenziale della notizia riportata da Greenpeace è dunque conforme a verità…”. La campagna imbastita da Greenpeace contro il carbone in Italia (e quindi contro l’Enel) fa uso di termini ed espressioni molto forti. Il giudice si espresso anche a questo riguardo, dichiarando:
le espressioni utilizzate dalla resistente (Greenpeace) appaiono infatti non solo conformi all’importanza e all’interesse della tematica trattata, ma anche al contesto espressivo delle campagne di denuncia ambientale…
Giuseppu Onufrio, Direttore Esecutivo di Greenpeace, ha commentato la notizia come segue:
È questa la vittoria di un principio fondamentale della democrazia: il diritto alla critica. Il linguaggio aspro non è censurabile se si basa su dati e argomenti scientificamente fondati. L’utilizzo energetico del carbone danneggia il clima e uccide le persone, ed Enel è il primo utilizzatore di carbone in Italia.
Nella sua campagna Facciamo luce su Enel Greenpeace sottolinea come la produzione termoelettrica a carbone, in Italia, sia responsabile di una morte prematura ogni giorno e di danni pari a circa 2 miliardi di euro ogni anno. L’Enel, nonostante l’esito del processo, non accetta il verdetto del giudice e ribadisce che la campagna di aggressione organizzata da Greenpeace è “gravemente diffamatoria e priva di fondamento”. Il giudice, tuttavia, ha deciso. La campagna Facciamo luce su Enel non sarà oscurata.