I green jobs sono considerati da molti il futuro del mondo del lavoro. Gli impiegati e operai nel settore delle rinnovabili, della riqualificazione energetica e delle nuove tecnologie ecologiche, tutti racchiusi nella dicitura di “lavoratori verdi”, sono l’unica categoria che anche durante la crisi ha continuato a crescere. Per questo sono in molti ad affermare che per uscire definitivamente da questo momento difficile è proprio su questo che bisogna puntare. Secondo lo studio dell’International Trade Union Confederation nei prossimi anni nei 12 Paesi presi in considerazione si potrebbero creare 48 milioni di posti di lavoro spendendo relativamente poco. Figuriamoci cosa accadrebbe in tutto il mondo.
Il “prezzo” da pagare? Appena il 2% del PIL. Certo, si tratta di cifre importanti, ma considerando che gli stessi costi sono sostenuti per spese militari (e anche molto di più) o per sprechi inutili, in questo caso sicuramente sarebbero spese meglio. I Paesi in cui l’Istituto ha effettuato la rilevazione sono stati Germania, Spagna, Bulgaria, Brasile, Repubblica Dominicana, Stati Uniti, Sud Africa, Ghana, Tunisia, Indonesia, Nepal e Australia nei settori dell’energia, edilizia, trasporti, manifatturiero, agricoltura, silvicoltura e acqua.
Di questi, circa 19 milioni di posti di lavoro potrebbero essere creati nei prossimi 5 anni nei Paesi in via di sviluppo, come quelli africani o asiatici, e ben 28 milioni nei Paesi industrializzati.
Gli economisti hanno dimostrato come gli investimenti pubblici e privati nella green economy sono in grado di creare centinaia di milioni di posti di lavoro verdi. Ora i governi devono fissare obiettivi per i green jobs e creare le condizioni legislative e regolamentari in modo che i lavoratori possano avere posti di lavoro sicuri, vivendo di salari decenti e creando una società ed un ambiente sano
ha dichiarato Sharan Burrow, segretario generale dell’International Trade Union Confederation. Un affare che conviene a tutti perché ci guadagnano i lavoratori che hanno finalmente uno stipendio, i Paesi perché la disoccupazione diminuisce e ripartono i consumi, e l’ambiente che vede ridursi le emissioni. Questa relazione verrà presentata in occasione dell’incontro Rio+20 che si terrà a giugno in cui i delegati di tutto il mondo si incontreranno per trovare una soluzione al problema del riscaldamento globale.
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